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Sabato 14 Maggio 2011 - Libertà

«Le Mura? Poco amate». Fra degrado e speranze

Ente Farnese e Fai denunciano l'incuria della cinta

«Gli austriaci siamo noi». Stranieri verso le cose alle quali dovremmo tenere di più. Incuria, degrado, l'abbandono di molti tratti della cinta storica - un tempo persino l'abbattimento - restituiscono un'immagine a dir poco conflittuale fra la città e le sue bellissime mura bastionate. E' la denuncia emersa ieri in Fondazione. La frase di Domenico Ferrari Cesena, portavoce del Fai, è la sintesi perfetta per illustrare un senso di storico disagio sul rapporto fra Piacenza, il Demanio e le fortificazioni.
E il generale Eugenio Gentile, a nome dell'Ente Farnese, rafforza il concetto mostrando una serie di fotografie eloquenti: erbacce, una vegetazione incolta, discariche a cielo aperto, grandi cassonetti sul lungo Facsal, furti di mattoni storici, parcheggi selvaggi vicino ai bastioni e nell'area ospedaliera mura medioevali seminascoste. Molto, fortunatamente, si è fatto per migliorare. Ma si direbbe che, come in un matrimonio finito male, Piacenza abbia finito per odiare le sue mura, un "paradosso" che la dice lunga. E nessuno, ricorda Gentile, si è scandalizzato più di tanto - a parte alcune voci di intellettuali - contro un restauro inaccettabile del bastione.
Sappiamo che, per altri versi, la città invece ama e difende le mura, grazie all'Ente Farnese, ma anche all'ultima operazione di valorizzazione del Bastione Borghetto, frutto di un impegno di tante associazioni piacentine coordinate nel laboratorio di Svep, ieri variamente rappresentate negli interventi dei relatori. Dopo un lavoro iniziato nei mesi scorsi di coinvolgimento dal basso, a cominciare dal quartiere Borghetto, dopo la sporadica apertura del monumento chiuso da dieci anni e la raccolta di un'ottantina di proposte su cosa farne - dall'osservatorio per il paesaggio ad atelier artigiani al caffè letterario - ieri il convegno ha posto un altro mattone verso la fruibilità pubblica del bene.
La condizioni si vanno costruendo. Il vicesindaco Francesco Cacciatore ha confermato che il federalismo demaniale consente al Comune possibilità di manovra. E di fatto si sta lavorando da aprile con il Demanio e Soprintendenza per la presa in carico di tutta la cinta, sistema di bastioni incluso, che pure in alcuni casi insiste dentro l'Arsenale. L'amministrazione partecipa e ascolta, ma se questo bene arrivasse domani nelle nostre disponibilità, e con tutto l'apprezzamento per gli usi civili, bisognerebbe valutare anche la sostenibilità economica. E su questo fronte ancora nessuno si è fatto avanti con ipotesi di attività redditizie.
La giornata ha regalato molti momenti di grande interesse, tante sfumature: dall'accento storico-architettonico, con l'esposizione di Valeria Poli a quello folcloristico-sociale con la rievocazione della vita di quartiere di Giuseppe Romagnoli. E poi non sono mancate aperture documentarie sui progetti un tempo avviati, dal Parco delle Mura (ne ha riferito Claudio Sesenna) alle attività scolastiche di "Adotta un bastione", ricordate da Stefano Benedetti. E proprio Benedetti ha rilanciato il sogno di un completo parco delle mura anche sul lato nord della città, trasformato in un Facsal più fruibile da pedoni e ciclisti, con percorsi culturali e turistici che arrivino ad includere deviazioni per visitare luoghi d'arte come la Ricci Oddi o il Farnese. Più legati all'attualità del Bastione Borghetto, gli interventi di Alessandra Bonomini, che ha accuratamente studiato lo stato attuale del bene che copre un'area di 2.500 metri quadrati ai quali si uniscono i 1.150 di Porta Borghetto.
Infine, Samuele Bertoncini, coordinatore del progetto promosso e realizzato da Svep, ha portato i risultati raccolti nelle scorse settimane con le idee e i desideri della gente che vive intorno al bastione. Tanti, belli. Realizzabili.

Patrizia Soffientini

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