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Sabato 26 Febbraio 2011 - Libertà

«La Piazza d'Italia parla di noi»

Baliani dirige lo spettacolo tratto dal romanzo di Tabucchi. Altri percorsi - Di scena lunedì al Teatro Municipale per il 150° anniversario dell'unità

piacenza - Il Teatro Municipale celebra il 150° anniversario dell'Unità d'Italia, e lo fa attraverso uno spettacolo che rilegge la Storia di un secolo del nostro paese attraverso la storia semplice e le vicende quotidiane di un clan familiare. Questo è Piazza d'Italia, spettacolo tratto dall'omonimo romanzo di Antonio Tabucchi, diretto da Marco Baliani e prodotto dal Teatro di Roma, che andrà in scena lunedì prossimo alle 21 sul principale palcoscenico cittadino nell'ambito della stagione Altri percorsi del cartellone "Tre per te" organizzato da Teatro Gioco Vita e diretto da Diego Maj (la serata è proposta al pubblico nell'ambito del progetti InFormazione teatrale, promosso da Gioco Vita con il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano).
Antonio Tabucchi, uno dei più autorevoli scrittori italiani contemporanei (autore di una capolavoro come Sostiene Pereira, come di Notturno indiano o Si sta facendo sempre più tardi nonché traduttore dell'opera di Fernando Pessoa), dipinge in Piazza d'Italia (Bompiani, 1975 - Feltrinelli, 1993) una coinvolgente epopea famigliare, attraverso le storie di tre generazioni di ribelli, che a loro volta si intrecciano con quelle degli altri abitanti del borgo toscano dove il tempo del romanzo si svolge, percorrendo un arco storico di cento anni. Si passa così dallo sbarco dei Mille alla prima grande guerra, al fascismo, all'arrivo dei nazisti che bruciano il paese, fino alla lotta di liberazione e agli anni Sessanta della ricostruzione e della contestazione.
«Ma la grande Storia - spiega il regista Marco Baliani - fa da sfondo all'intreccio di piccole storie molto potenti, dense di accadimenti, di conflitti, di esperienze e umanità e che proprio per questo riescono con più forza a raffigurare lo scenario del tempo storico e del suo svolgersi. La sua ineluttabilità, nella vita minuta di Garibaldo, di Gavure e di Don Milvio, acquista la forma epica del Destino, insinua la possibilità che la Storia grande possa sempre scompaginarsi, per un gesto di rivolta, per un sogno, per un crocicchio inaspettato. Così sono proprio queste storie e i personaggi che le veicolano a illuminare, riverberare e in parte riuscire a far comprendere sotto una luce nuova il tragitto accidentato del nostro paese dall'Unità d'Italia fino alla soglia degli anni Sessanta. Il linguaggio con cui le narrazoni si dipanano ha la semplicità del sogno, le vicende si muovono in una leggerezza onirica dove un'antica antropologia fatta di oroscopi e credenze governa il vivente con assai più imperio che non la pretesa razionalità del potere. La scrittura di Tabucchi è visionaria, densa di immagini, di gesti e parole memorabili, di narrazioni e dialoghi improvvisi che aprono squarci commoventi e indimenticabili. Voglio conservare nello spettacolo la coralità epica della scrittura di Tabucchi, proseguendo una ricerca di drammaturgia narrativa che caratterizza da anni il mio percorso. Stavolta occorre tessere l'arazzo di un albero genealogico, in un passaggio di testimone da padre in figlio, dentro un contenitore di racconti che si succedono nel tentativo di misurarsi con l'unica esperienza che giustifica la necessità del raccontare, il morire. Per far sì che questo accada lo spettacolo deve essere pervaso da una dolce, a tratti struggente, ironia, come accade nelle pagine del romanzo».
In scena Patrizia Bollini, Daria Deflorian, Gabriele Duma, Simone Faloppa, Renata Mezenov Sa, Mariano Nieddu, Alessio Piazza, Naike Anna Silipo, Alexandre Vella. La drammaturgia è di Maria Maglietta, le scene e i costumi di Carlo Sala, assistente scene e costumi Roberta Monopoli, musiche di Mirto Baliani.
Lo spettacolo Piazza d'Italia è stato realizzato dal Teatro di Roma nell'ambito del progetto "Fratelli di Storia", che ha visto anche la produzione de "La Repubblica di un solo giorno" di Marco Baliani e Ugo Riccarelli: un percorso curato da Marco Baliani sul tema della memoria e dell'identità dell'essere italiani.

Chiara Merli

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