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Giovedì 24 Febbraio 2011 - Libertà

Jazz e piacentini, un binomio perfetto

Jazz e piacentini, un binomio perfetto. È una storia lunga quella che lega il genere musicale di Parker e Coleman a Piacenza: un percorso che "Libertà" ha documentato nel corso di questi decenni, raccontando la storia del jazz e soprattutto del "Piacenza Jazz Club", l'associazione culturale diretta da Gianni Azzali. Per questo motivo Libertà ha voluto realizzare proprio con il "Piacenza Jazz Club" il volume intitolato Jazz in Libertà. Il jazz a Piacenza dal dopoguerra al nuovo millennio curato dallo stesso Azzali su un'idea di Stefano Pareti.
Da sabato 26 i piacentini potranno acquistare il volume direttamente in edicola con il quotidiano al costo aggiuntivo di 9,80 euro.
Il libro sarà presentato domenica 27 alle 18 al Milestone in un incontro, coordinato dalla giornalista di Libertà Eleonora Bagarotti, al quale interverranno anche i coautori Giuseppe Jody Borea, Artemio Cavagna e Oliviero Marchesi.
«Nel nostro piccolo, insieme a "Libertà", da sempre attenta e sensibile all'operato di chi si impegna per la cultura, con questa pubblicazione vogliamo lasciare un segno tangibile della passione che ha animato questo territorio emiliano di frontiera negli anni passati, a memoria nostra e di chi nei prossimi decenni scoprirà con stupore questo meraviglioso genere musicale» ha spiegato Azzali, che all'interno del volume ha firmato la prefazione. Ed in effetti, attraverso la raccolta degli articoli pubblicati sul nostro quotidiano dal 1945 al 2000, il libro racconta quanto il jazz sia stato vicino all'animo dei piacentini già dagli anni del dopoguerra: annunci, recensioni e fotografie (per lo più raccolte da Pareti negli archivi della biblioteca "Passerini Landi" e di "Libertà", mentre le illustrazioni sono di Cristina Martini) forniscono un quadro ben delineato del forte legame esistente tra il territorio piacentino e la musica jazz, legame che si è rafforzato negli anni, fino a sfociare, nel marzo 2003, nella costituzione dell'attuale "Piacenza Jazz Club", istituito allo scopo di promuovere e diffondere la cultura jazzistica in ambito piacentino e nazionale. L'opera letteraria rappresenta il momento culminante di quell'attività di recupero e diffusione della cultura jazzistica che l'associazione persegue fin dalla sua fondazione e che l'ha già portata in questi anni ad allestire presso la propria sede un importante "Archivio del Jazz", con rarità discografiche, saggi, spartiti, video e materiale didattico.
L'excursus del volume parte dalla fine della seconda guerra mondiale: Piacenza scopre il jazz, da quello tradizionale e swing, ricco di allegria, al primo "bebop", frutto di musicisti come Parker e Gillespie. Ma è solo nel '56 che viene costituita la prima associazione di "filojazzisti", il "Jazz Club Piacenza", nato quasi per scommessa, come racconta il quotidiano "Libertà" del 31 ottobre 1956: "Undici giovani assistevano a una infuocata serata musicale di jazz e a uno di essi venne in mente di organizzare altre serate di quel genere, con dischi, con complessi nazionali".
Il viaggio virtuale del libro prosegue nei decenni successivi, nei quali il jazz affronta le più significative trasformazioni: dal jazz modale di Miles Davis e John Coltrane, al free jazz di Ornette Coleman e Cecil Taylor; dal jazz samba, nato dalla collaborazione tra gli esponenti della Bossa Nova e musicisti come Stan Getz e Charlie Byrd, al cosiddetto genere fusion, frutto dell'avvicinamento al rock e all'elettronica. Piacenza ha vissuto ognuna di queste epoche e "Jazz in Libertà" le ripercorre tutte: nel libro c'è la storia degli anni più cruciali per l'evoluzione di questo genere musicale, riletta con gli occhi del musicologo, del giornalista o del semplice appassionato. Ognuno di loro ha portato il proprio contributo di emozioni, di memorie e di saperi: alcuni sono stati direttamente o indirettamente protagonisti, come Borea, Cavagna, Marchesi e Pareti, mentre altri come Giuseppe Parmigiani, Diego Maj e Luca Garlaschelli, dei quali il libro riporta alcune brevi interviste, sono stati figure chiave di quegli anni.

Betty Paraboschi

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