Domenica 20 Febbraio 2011 - Libertà
I progressi di Simone grazie al metodo Doman: «Importante non perdere tempo»
Piacenza - La storia di Simone «non come caso sensazionalistico ma come testimonianza diretta di quello che può accadere utilizzando una terapia che, pur non essendo quella tradizionale, è comunque basata su principi neurofisiologici e che, quindi, può essere impiegata da altri cerebrolesi». «Perché il nemico più grande per questi bambini è il tempo, è essenziale non sprecarlo».
È forse questo il valore aggiunto del libro "Verso il cuore", ultimo tassello dell'intensa attività di informazione e condivisione che la famiglia Castellani ha intrapreso in questi anni per allargare a quante più persone possibili la straordinaria esperienza riabilitativa di Simone. Dieci anni di sforzi quotidiani, esercizi e piccoli traguardi raggiunti, nel difficile percorso per guadagnare autonomia: li ha raccontati Stefania Bettaglio, zia del protagonista di questa avventura, raccogliendo nel libro "Verso il cuore" non solo il percorso riabilitativo ispirato al metodo americano Doman ma anche la straordinaria esperienza di amore, coraggio e volontariato che il ragazzo (oggi 15enne) di Gragnano ha creato intorno a sé. Il volume è stato presentato ieri all'auditorium della Fondazione di Vigevano, con un evento ricco di emozioni e testimonianze.
Dopo i saluti del consigliere regionale Marco Carini, che ha voluto essere presente perché aveva conosciuto il ragazzo come operatore di idrochinesiologia, la folta platea è stata catapultata nell'universo di Simone da un brano del libro, letto da Tiziana Mezzadri, e da un intenso video che ha mostrato i risultati raggiunti in dieci anni di impegno quotidiano. «Possibile che non ci sia proprio niente da fare? » Di fronte alla terribile diagnosi dei medici, papà Alessandro ma soprattutto mamma Claudia - ha spiegato l'autrice del volume - non si sono rassegnati e hanno trovato una strada. Accanto a loro negli anni la famiglia di angeli si è allargata, con l'arrivo della sorella di Simone, Carolina, e l'aiuto di oltre 30 volontari. Ma il protagonista indiscusso è Simone: «Questa storia vuol essere testimonianza - ha aggiunto Stefania - per tutti coloro che vogliono sfatare il proprio destino. È il racconto della favolosa conquista di un'autonomia parziale». Perché un libro dopo tanti articoli su quotidiani, un sito e la partecipazione a trasmissioni tv? «Il più grosso rammarico di mia sorella - continua Stefania - è quello di aver perso 5 anni. Vogliamo che il messaggio arrivi il più lontano possibile e ogni famiglia possa cercare di sviluppare quelle potenzialità che ognuno di noi ha dentro, al di là della disabilità». Itala Orlando ieri ha tenuto le redini del pomeriggio alla Fondazione, moderando le voci dei relatori. «L'esperienza di volontariato nata attorno al percorso di Simone - è stata la sottolineatura di Stefano Cugini, presidente del comitato utenti di Piacenza - è straordinaria. Sarebbe utile adesso formalizzarla creando magari un'associazione». Tra gli interventi anche quello del triestino Riccardo Simonic, che ha chiarito come le lesioni celebrali rispondano a processi dinamici e come sia possibile arrivare a miglioramenti concreti come quello di Simone.
Silvia Barbieri