Domenica 27 Febbraio 2011 - Libertà
«Così Piacenza aiutò Garibaldi»
In Fondazione il libro "La primogenita e i suoi garibaldini" di Pareti. Amici del romagnosi Domani la presentazione con l'autore, Pronti e Ambrogi
piacenza - "Pianzom pur, o Piasintein, /Par la mort ad Giusappein; /Chè on omm giust cmè sta qull lè/Peu ‘l nasa, val digh me! "/Tutt la vitta lu l'ha spes/Par l'amor cal so' paes! ".
Così il ciabattino Agostino Marchesotti, volontario garibaldino, celebrava con semplici rime (Piangiamo pure, o Piacentini/Per la morte di Giuseppino; / Perché un uomo giusto come è stato quello lì/Più non nasce, ve lo dico io! /Tutta la vita lui ha speso/Per l'amore del suo Paese! ") il mito dell'eroe dei due mondi, all'indomani della morte avvenuta a Caprera il 2 giugno 1882. Un lungo componimento, "che non oltrepassa quasi mai il valore della cronaca in versi", ma che esplicita comunque i sentimenti patriottici dell'umile calzolaio, il quale dedicherà un ulteriore scritto, "fatt zô alla bêll e mei" (ossia alla belle e meglio) e sempre firmato con il soprannome di Maccari, alle guerre d'indipendenza, dal 1859 al 1870.
Queste e altre poesie in vernacolo sui temi risorgimentali sono raccolte ora nel volume La Primogenita e i suoi garibaldini, curato da Stefano Pareti e pubblicato da Lir. La presentazione, alla quale interverranno Stefano Pronti, già direttore del museo del risorgimento di Piacenza, Pareti e gli autori dei vari capitoli del libro, si terrà domani alle ore 17.30 all'auditorium di Piacenza e Vigevano, in via Sant'Eufemia, 12, per iniziativa degli Amici del Romagnosi, il cui presidente, Mario Ambrogi, introdurrà l'incontro. La pubblicazione si colloca nella cornice delle iniziative per i 150 anni dell'unità d'Italia.
«Credo che abbiamo bisogno di appuntamenti di questo tipo per riscoprire - premette Pareti - momenti importanti di un passato di cui possiamo andare orgogliosi, se pensiamo a come tanti piccoli staterelli riuscirono a trovare la coesione per costituire uno Stato unitario». Il libro è frutto del lavoro congiunto di un gruppo di appassionati: Andrea Bergonzi, Giovanni Magistretti, Luigi Montanari, Luigi Paraboschi e lo stesso Pareti, cui si deve l'introduzione sul quadro storico complessivo. Il corredo iconografico attinge a monumenti e dipinti di musei e collezioni piacentine, mentre sulla copertina, accanto al tricolore, campeggia la rielaborazione grafica del "Gruppo di garibaldini" di Filippo Palizzi, conservato alla Galleria d'arte moderna di Roma. «Nel libro l'avventura dei garibaldini è vista da Piacenza, ma cercando sempre di proiettarla nel contesto nazionale, superando quindi i confini strettamente locali».
L'altro aspetto sottolineato dal titolo del volume è invece specificatamente piacentino: «Abbiamo voluto ribadire il significato della scelta compiuta dai nostri antenati che, votando subito a favore dell'adesione al Piemonte, hanno meritato a Piacenza l'appellativo di Primogenita d'Italia». Le pagine raccontano come la città visse il fatidico 1860. Si passa quindi al ritratto dei setti concittadini - Carlo Luigi Baderna, Luigi Bay, Giovanni Antonio Mario Campi, Gian Maria Damiani, Carlo Frattola e Pietro Pecchioni - partiti con Garibaldi nella spedizione dei Mille. «Abbiamo compiuto ricerche anche nella documentazione dei musei del risorgimento di Piacenza e di Milano. Negli elenchi ufficiali mancavano i nomi di Frattola e Pecchioni. Del primo si sa pochissimo, ma sicuramente morì a Calatafimi il 25 maggio 1860. Già nel 1873 il manifesto dei volontari piacentini redatto dal Marchesotti comprendeva Frattola, come del resto tutte le lapidi commemorative piacentine. Nel 1923 l'Ottolenghi pubblicò su Libertà una fotografia del giovane e, più di recente, gli è stata intitolata una via alla Besurica».
Diverso il caso di Pecchioni: «Salpò regolarmente da Quarto, ma venne sbarcato a Talamone tra coloro che dovevano compiere la diversione, concordata con Garibaldi, per favorire la ribellione nello Stato pontificio. Missione che non andò a buon fine».
Anna Anselmi