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Sabato 26 Febbraio 2011 - Libertà

L'emozione di chi l'ha conosciuto bene

A "Tempo Reale" (Telelibertà) una puntata con interviste e "amarcord"

«Grazie a tutti voi, so che non abbandonerete la Casa del Fanciullo anche quando io non ci sarò più. Vi chiedo di continuare a sostenerla come atto d'amore verso i nostri giovani, che hanno tanto bisogno d'amore». Sono le ultime pariole pronunciate davanti ad un microfono da padre Gherardo, la voce già provata dalla malattia, ma ancora incisiva e determinata. E sono anche le ultime immagini della puntata di "Tempo Reale" che Telelibertà ha dedicato venerdì sera al frate francescano, morto dieci anni fa, e alla sua Casa del Fanciullo.
In studio, con Giovanni Palisto: Mariarosa Razza, amministratrice della struttura a Ivaccari e storica collaboratrice di padre Gherardo, il giiornalista Fausto Fiorentini, l'assessore Paolo Dosi e Adamo Gulì, ex-questore di Piacenza e grande amico del frate.
Una puntata che ha ripercorso, sul filo dell'emozione, la vita e l'opera di padre Gherardo. «Non una commemorazione - ci ha tenuto a precisare Fiorentini, che sabato 26 marzo presenterà il suo libro "Un piccolo grande frate" - perché questo decennale è solo un tappa e quello che ha fatto padre Gherardo prosegue nel tempo anche dopo di lui proprio grazie alla sua buona semina e agli attualissimi cardini sui quali ha costruito la Casa del fanciullo: metodo educativo, attenzione alla famiglia, centralità della persona ed educazione cristiana».
«Si autodefiniva scherzosamente un "frate cercone" ma era un amministratore molto oculato - ha raccontato Mariarosa Razza - e anche il suo ultimo atto, la creazione della Fondazione Casa del Fanciullo, che oggi è polmone e cassaforte della nostra struttura, ne è stata una dimostrazione».
L'assessore Paolo Dosi ha parlato di padre Gherardo come «patrimonio della città» e «come precursore, nell'immediato dopoguerra, nell'affrontare certe marginalità e certi bisogni che si sono manifestati nel corso degli anni; con risposte e metodi che sono diventate poi dei punti di riferimento importantissimi, pensiamo all'accoglienza e all'affidamento famigliare».
"Mino" Gulì ha ricordato come conobbe padre Gherardo: «Avevo sentito parlare di lui, ne avevo letto su Libertà, lo invitai al giuramento dei miei allievi agenti, all'epoca ero direttore della Scuola di Polizia; venne con una delegazione festosa dei suoi bambini e rimasi subito colpito dalla forza interiore e dall'umanità che emanava». Gulì si fece poi negli anni promotore di parecchie iniziative di sostegno della Casa del Fanciullo, ne divenne quasi un "testimonial". Con l'amico ed ex-corridore professionista Claudio Santi organizzò una sfida ciclistica benefica, con i poliziotti-attori della questura mandò in scena commedie della Compagnia Guadagnuolo i cui incassi andarono tutti «alla nobile causa di quest'uomo straordinario».
Alle testimonianze in studio si sono alternate anche altre in esterni (il presidente del Cineclub Piacenza, Giuseppe Curallo - che ha realizzato il documentario su padre Gherardo - il capocronista di Libertà, Giorgio Lambri - che conosceva e intervistò molte volte il frate francescano - la responsabile del Centro educativo Tandem Maria Scagnelli) e tante immagini. Interviste di Marilena Massarini a un raggiante padre Gherardo, circondato dai suoi bambini dopo aver ricevuto la Croce al merito della Repubblica. Il toccante ringraziamento alla città dal pulpito di Santa Maria di Campagna, nel giorno del suo 60° di sacerdozio.
«Era un uomo di grande cultura - spiega Fiorentini - che aveva sviluppato un'eccezionale sensibilità verso i giovani durante la ritirata di Russia, come cappellano militare, vedendo tanti bambini nella miseria e nella sofferenza».
Poi altre immagini emozionanti: la stanzetta di padre Gherardo, al primo piano della Casa a Ivaccari, l'attaccapanni al quale appendeva la giacca a vento, la sciarpa e l'immancabile basco. E un richiamo alla poesia che nel 1956 gli dedicò Egidio Carella e che si intitola: "Ag manca un sant". E infine il funerale - in Duomo - e come sottofondo le ultime toccanti parole del frate: «Restate vicini alla Casa del Fanciullo».

red. cro.

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