Fondazione di Piacenza e Vigevano Stampa
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Mercoledì 16 Febbraio 2011 - Libertà

Accordo su Banca Monte, la Fondazione di Piacenza cede a quella di Parma il 3,25%: «Legami saldi tra i due istituti»

La Fondazione di Piacenza e Vigevano non ha più il 18% del capitale di Banca Monte Parma, ma il 15% circa. E' accordo infatti tra la Fondazione Monte di Parma e l'ente di via Sant'Eufemia. Più precisamente, la Fondazione Monte acquisterà la quota del 3,25% del capitale sociale di Banca Monte Parma detenuto dall'istituto presieduto da Giacomo Marazzi per togliere a quest'ultimo i numeri per l'esercizio del diritto di veto (come prevede lo statuto). Piacenza minacciava infatti di bloccare il passaggio di Banca Monte a Intesa Sanpaolo, se l'operazione non avesse portato qualche beneficio.
L'intesa, ha fatto sapere la Fondazione Monte, «definisce una nuova fase strategica tra le due Fondazioni essendo finalizzata a raggiungere alcuni obiettivi comuni nell'ambito del contratto sottoscritto dalla Fondazione Monte con Intesa Sanpaolo il 16 dicembre scorso. Infatti questa fase, la cui conclusione è prevista con il closing dell'operazione con Intesa Sanpaolo, ha come fine ultimo quello di rinsaldare il legame tra le Fondazioni, affiancandole fortemente a Intesa Sanpaolo nel rilancio di Banca Monte, in particolare nei territori di Parma e Piacenza».
Con questa operazione la Fondazione di Piacenza e Vigevano permette alla Fondazione Monte di avere quell'80% che consentirà di dire sì alla richiesta di Intesa Sanpaolo di modificare lo statuto. L'accordo è stato definito dal punto di vista economico, ma resta ancora aperta la partita dei patti parasociali. Dunque, l'articolo 5 dello statuto di Banca Monte che prevede il diritto di veto dei soci di minoranza e Intesa Sanpaolo intende modificare questo articolo in modo da avere il controllo assoluto dell'istituto di Parma. Di fronte a questo nodo Banca Sella ha deciso di rivendere le sue azioni al prezzo del 2008 e di lasciare, mentre la Fondazione di Piacenza e Vigevano (che lasciando avrebbe perso perso un sacco di soldi: di 72 milioni di euro il controvalore della sua partecipazione all'epoca dell'acquisto) ha cercato di avviarsi a una soluzione ben diversa: rimanere in Banca Monte (con Intesa Sanpaolo come socio di maggioranza) e realizzare denaro in modo da non pagare la ricapitalizzazione necessaria per restare nell'istituto di credito.

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