Domenica 16 Gennaio 2011 - Libertà
La grande lezione di Igino Giordani per una società cristiana
In Fondazione presentato un libro da Lo Presti
piacenza - «Un libro che rappresenta con fedeltà un clima storico, e al tempo stesso lo trascende, nell'insegnamento perenne che dal Vangelo muove alla costruzione della civiltà dell'amore cristiano». Il volume, così presentato da Alberto Lo Presti, è La società cristiana di Igino Giordani, uscito nel 1942 e ora riproposto da Cittànuova nella collana che sta ripubblicando le opere più significative del giornalista e uomo politico, considerato da Chiara Lubich confondatore del Movimento dei Focolari. A parlare del libro all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano è intervenuto Lo Presti, direttore del Centro Igino Giordani istituito per lo «studio della personalità di Igino Giordani e delle sue pubblicazioni e per promuoverne la figura storica, intellettuale e spirituale». L'incontro è stato organizzato dal centro culturale Igino Giordani di Piacenza, guidato da Renato Romersi, che in passato aveva già portato all'attenzione i precedenti titoli della collana "Opere vive": Disumanesimo (2007) e Pionieri cristiani della democrazia (2008). Quest'ultimo in particolare, dedicato come è ai protagonisti del cattolicesimo liberale e democratico del XIX secolo (da Santorre di Santarosa a Vincenzo Gioberti, da Niccolò Tommaseo ai neosavonaroliani), offre interessanti spunti di riflessione anche sul nostro risorgimento. La società cristiana si configura invece come «una grande sintesi del pensiero cristiano» negli aspetti del lavoro e della dottrina sociale della Chiesa, dei limiti del marxismo e del liberalismo individualistico, della pedagogia cristiana e della letteratura intesa come "apostolato", del ruolo dei sacerdoti e del laicato.
Nell'introduzione, il vescovo di Tivoli, monsignor Giovanni Paolo Benotto, evidenzia come alcune posizioni del Giordani risultino precorritrici del Concilio Vaticano II. In Fondazione, Lo Presti ha contestualizzato la genesi del volume, i cui testi derivano dalla sentita necessità che fosse «arrivato il momento di ridefinire i punti della coscienza cristiana». Lo Presti ha rievocato come nel 1941 Giordani avesse incontrato il generale dei gesuiti, Wlodimir Ledochowski, che lo aveva aggiornato sulla resistenza del vescovo von Galen contro il nazismo e il suo programma di eliminazione di vecchi e di bambini, ritenuti elementi improduttivi della società e, secondo le aberranti tesi del Terzo Reich, da uccidere per risparmiare risorse alimentari. Giordani era convinto antinazista e antifascista anche perché consapevole dell'ideologia pagana che li permeava. La sua opposizione era tale da finire attaccato, con nome e cognome, in un articolo di Roberto Farinacci, che minacciava Giordani, all'epoca bibliotecario in Vaticano, perché il rifugio concesso agli ebrei. «Giordani venne continuamente pedinato dalla polizia fascista. Erano già previsti il suo sequestro e le percosse ammonitive, che causeranno la morte di Piero Gobetti e di Antonio Gramsci. La retorica fascista però non lo consentiva, in quanto Giordani era un mutilato decorato nella prima guerra mondiale». Nel libro Cittànuova vengono "perlustrati i campi del sapere e della civiltà a 360 gradi". Lo Presti si è soffermato sui capitoli "Letteratura e società", contro la cultura che, anziché sobbarcarsi il rischio di dir la verità, preferisce farsi schiava; "Educazione e istruzione", in cui si afferma che la cultura non può essere avulsa da un mondo di valori, e "Lavoro e ricchezza", "anticipazione di alcuni dei temi che porteranno Papa Giovanni Paolo II a emanare nel 1981 l'enciclica Laborem exercens».
Anna Anselmi