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Lunedì 31 Gennaio 2011 - Libertà

«Il cemento divora la nostra provincia»

Sos di Legambiente: giovedì "Il suolo minacciato" documentario seguito da dibattito in Fondazione

«Il consumo di nuovo territorio è previsto solo quando non sussistono alternative derivanti dalla sostituzione dei tessuti insediativi esistenti ovvero dalla loro riorganizzazione e riqualificazione». Se non fosse per la scelta dei termini che non nascondono una matrice burocratica, la frase potrebbe sembrare estratta da un manifesto di qualche comitato ambientalista contrario allo sviluppo residenziale ed industriale. Si tratta, invece, dell'articolo 2 della legge regionale 20 del 2000, che senza lasciare spazio ai dubbi indica la ristrutturazione e la riconversione degli insediamenti come procedimento categorico precedente la realizzazione di nuove aree edificabili. Eppure, secondo la Carta dell'uso del suolo, tra il 1976 e il 2003 in Emilia Romagna il suolo urbanizzato è aumentato di quasi 81mila ettari, oltre 11 campi da calcio al giorno.
«Il cemento si sta divorando la nostra provincia», è il grido d'allarme lanciato da Laura Chiappa, presidente del circolo piacentino di Legambiente, la cui organizzazione in settimana farà luce su quella che sembra un'espansione urbanistica inarrestabile. L'appuntamento è fissato per le 21 di giovedì all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano (via Sant'Eufemia, 12). Durante la serata verrà presentato "Il suolo minacciato", un documentario prodotto da Legambiente e Wwf di Parma. Oltre al regista Nicola Dall'Olio, interverrano Giuseppe Castelnuovo di Legambiente Emilia Romagna e l'assessore regionale all'Ambiente, Sabrina Freda, che avvieranno il dibattito con il pubblico al termine della proiezione. Il filmato sottoporrà alla platea il caso del Parmense, la Food Valley rinomata per prodotti e marchi alimentari noti in tutto il mondo, dove la crescita dei centri abitati e industriali sta fagocitando la campagna senza la quale non potrebbero esistere i salumi e i formaggi che rappresentano un vanto dell'Italia in tavola. Un rischio, secondo Legambiente, che tuttavia minaccia anche la provincia di Piacenza, quella che negli slogan turistici è proposta come «cuore verde» e che negli ultimi anni ha visto nascere marchi "natural" e "bio".
«Quello del Parmense - sostiene Chiappa - è un caso emblematico. Se da un lato dovrebbe essere tutelato il suolo da cui hanno origine certi prodotti alimentari, dall'altro assistiamo al moltiplicarsi di una sequenza infinita di costruzioni in netto contrasto con l'attenzione dedicata al cibo di qualità. Pur con dinamiche diverse, anche nel Piacentino assistiamo ad un fenomeno analogo».
A far suonare il campanello d'allarme tra gli ambientalisti sono i Psc comunali recentemente approvati o in fase di adozione, nei quali si legge uno spostamento della disordinata crescita urbana (sprawling, per dirla all'americana) dalla "megalopoli padana" verso i colli piacentini. «Dalla pianura - rileva Csastelnuovo - lo stravolgimento paesaggistico si sta trasferendo in collina, dove cresce la domanda di lottizzazioni edificabili. Da sempre si parla di contenere il consumo del suolo, ma quello che manca è un segnale effettivo: sebbene anche tra le forze politiche emerga la consapevolezza degli esiti negativi di ciò, non viene però messa in pratica nessuna contromisura di contenimento».

Filippo Columella

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