Martedì 1 Febbraio 2011 - Libertà
Marazzi: «Monte Parma? Soluzione onorevole entro il prossimo mese»
Banca Monte Parma? C'è una soluzione «onorevole» dietro l'angolo dopo i problemi che hanno portato l'istituto parmense a subire consistenti perdite. Ci sta lavorando il consiglio di amministrazione della Fondazione di Piacenza e Vigevano - azionista al 18 per cento di Banca Monte Parma - che prevede di chiudere l'operazione-salvezza del proprio investimento entro un mese. Parola di Giacomo Marazzi, presidente dell'Istituto di via Sant'Eufemia.
Marazzi ne ha riferito ieri mattina al consiglio camerale riunito, a margine di un incontro nel corso del quale è stato presentato il quadro della situazione economica della Fondazione e sono state anticipate alcune voci di bilancio.
Inutile dire che il momento più atteso e delicato riguardava la forte partecipazione azionaria in Monte Parma (pari a 72 milioni di euro). E' stato un consigliere camerale, Mario Spezia, a chiedere un pubblico confronto sul tema.
Che il disagio ci sia intorno a questo investimento sfortunato, è fuori di dubbio. E lo si è avvertito nel corso di uno scambio di battute al calor bianco fra Marazzi e Spezia. Quest'ultimo ha chiesto dettagli e invitato «a far maggior attenzione quando sono in gioco investimenti di tale entità», obiettando che la decisione del Cda della Fondazione di investire in una banca non era stata portata in consiglio per essere votata e forse nemmeno condivisa con il territorio. Marazzi ha replicato di aver comunque dato conto della cosa in consiglio generale e ha poi rimbeccato Spezia accusandolo di essere un «mistificatore». La Fondazione risponde al Tesoro e non ai politici locali. La temperatura è salita parecchio, ma altrettanto velocemente è ridiscesa al termine dell'incontro che si è chiuso con una stretta di mano conciliatrice fra i due.
La sostanza è che quando la Fondazione ha investito, insieme a partner di prestigio come Banca Sella, pensava che sarebbe stato utile avere un istituto bancario al fianco a sostegno del territorio. Poi la politica di Monte Parma di dar sostegno a grossi gruppi industriali, finiti poi in sofferenza, e dove i crediti sono diventati inesigibili mescolandosi all'effetto-crisi, ha avuto come primo contraccolpo la chiusura del bilancio 2009 con 15 milioni di perdita.
Che fare, ora? Marazzi non ha voluto scoprire le sue carte ma non ritiene compromessa la situazione finita nella burrasca della crisi finanziaria («vogliamo ottenere il massimo»). Qualche asso nella manica c'è. E non ha anticipato le sue strategie.
Si ipotizzano diverse strade, forse alleanze proficue, alla fine la perdita potrebbe essere contenuta a quote ben inferiori rispetto alla caduta della quotazione borsistica. Parenti ha ipotizzato «perdite irrisorie» difendendo l'alta qualità manageriale di Marazzi impegnato a trovare la quadra migliore senza uscire dalla banca (equivarrebbe oggi ad una perdita pari, s'è detto, al 30 per cento, ma forse riducibile a meno della metà).
Il presidente ha risposto sul perché di quell'investimento: «Monte Parma aveva otto filiali a Piacenza, sembrava interessante, avrebbe potuto portare buone ricadute a famiglie e imprese». Ma si è incappati in una gestione forse non condivisa e più politicizzata del previsto, stando alle cronache, anche se Marazzi non si è espresso in questi termini. Ora però l'ingresso di Banca Intesa punta a mettere l'istituto in salvaguardia.
Marazzi ha chiarito che altri investimenti, non chiari e comprensibili, come quello offerto a suo tempo da Lehman Brothers vennero fortunatamente rifiutati in nome della trasparenza. Ma la finanza è aleatoria, quest'anno le perdite azionarie sono state pari al 50 per cento. E lo stesso presidente camerale Giuseppe Parenti, per supportare l'estrema difficoltà di muoversi in questo mercato, ha citato l'investimento pubblico Enìa-Iren (4 milioni) dimezzato nel valore (ma mantenuto in vista di nuove crescite). Spezia avrebbe preferito discutere della questione con i consiglieri camerali in Fondazione e ha insistito sulla necessità di esplicitare pubblicamente la situazione («a Parma i giornali ne dibattono ampiamente»), a fronte di una minus-valenza «stimata in 38 milioni di euro» ha ripetuto. Ha poi toccato il tema dell'edilizia sociale, dell'emergenza di 700 appartamenti che verrebbero pignorati a Piacenza, per mancanza di risorse delle famiglie. Perché non investire sul tema della casa a basso costo per favorire il territorio? Ma Marazzi ha chiarito che nessuno degli interventi di proposta sull'housing sociale fatti ad enti pubblici e con molta risonanza ha avuto buon esito, nessuno ha voluto cogliere questa opportunità offerta dalla Fondazione: «Segno che non interessava».
Patrizia Soffientini
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