Venerdì 10 Settembre 2004 - Libertà
"Un cardinale "devoto" alle sue origini"
Ritratto a tutto tondo del porporato in un volume di Fausto Fiorentini. Il vescovo Monari: sa infondere speranza. Libro su Ersilio Tonini, premiato domenica con l'Angil dal Dom
Il fulcro della tre giorni della "Festa dal Dom" sarà domenica la consegna dell'"Angil" al cardinale Ersilio Tonini, al quale verrà anche donato il volume biografico sul porporato realizzato da Ersilio Fausto Fiorentini. All'autore abbiamo chiesto di parlare della sua opera.
Perché un libro sul cardinal Tonini?
"È giusto chiederlo. Ersilio Tonini é uno dei porporati più noti al grande pubblico e di lui hanno già scritto in molti. Questa pubblicazione della Fondazione ha però un titolo che la distingue: "Ersilio Tonini, cardinale piacentino"".
Questo che significa? Piacenza ha avuto tanti cardinali...
"Certamente. Sono in tutto trentaquattro e nel libro vengono ricordati tutti con una breve biografia di ognuno. Tonini però, più di altri ha fatto delle sue origini una filosofia di vita. Faccio un esempio: domenica scorsa, commentando su Rai Uno la messa del Papa, non ha mancato di ricordare la formazione che ha ricevuto a Piacenza in famiglia, in seminario, nella pastorale attiva".
Quindi un cardinale attaccato alle sue origini
"Sì, ma non si deve essere tratti in inganno: il cardinal Tonini non é un conservatore, anzi lo troviamo, ancora oggi, aggiornato e attento al nuovo. Si può avere la conferma di questo leggendo il capitolo del libro dedicato alla sua attività in Romagna".
E la sua capacità di comunicare quale ruolo ha in questo?
"Anche qui non si deve cadere
nel luogo comune. Tonini é un grande comunicatore soprattutto perché ha qualche cosa da comunicare; é chiaro perché prima di tutto ha fatto chiarezza dentro di sé dove sono rimasti il giornalista, il parroco e l'insegnante dei primi tempi. Il libro si sofferma su questi capitoli della biografia del Cardinale perché sono importanti per capire l'uomo di Chiesa di oggi".
Che cosa rappresenta il cardinal Tonini per la Chiesa piacentina?
"È significativo a questo proposito l'intervento introduttivo del nostro vescovo Luciano Monari non si é limitato a stendere una semplice introduzione, ha fatto la fotografia, da par suo, del cardinale che ci collega alla tradizione, che vive intensamente il tempo presente e nello stesso tempo sa infondere speranza. Ecco perché il cardinal Tonini é ascoltato ed amato dalla gente".
Senza Tonini la Chiesa piacentina sarebbe diversa?
"Per dare una risposta ad una domanda del genere servirebbero capacità che onestamente non ho, tuttavia sono convinto - ho cercato di evidenziarlo anche con il recente libro sulla storia della Democrazia Cristiana piacentina - che Piacenza ha iniziato il capitolo repubblicano, dopo la seconda guerra mondiale, con una classe dirigente di tutto rispetto, sia tra i cattolici come negli altri schieramenti. A questa gente noi siamo fortemente debitori e Tonini, tra questi protagonisti, é figura di primo piano. Ho tentato di sottolinearlo nel capitolo dedicato alla sua direzione del settimanale diocesano soprattutto ai tempi dello scontro politico del 1948".
È un periodo famoso della biografia del cardinale
"Certamente, ma anche qui si sono creati malintesi. Spesso si é privilegiato il prete impegnato nella battaglia politica, ma il direttore Tonini é importante soprattutto per le sua capacità di leggere i tempi. Si vedano a questo proposito gli interventi nel sociale: il futuro cardinale era già allora proiettato in avanti con una straordinaria capacità di leggere i fatti e la loro evoluzione. Occorre tenere presente tutto questo: il cardinal Tonini ha percorso in posizioni chiave tutta la seconda metà del Novecento e prima di tutto ha studiato i problemi, poi da comunicatore ha aiutato la gente a capire".
Ora é in pensione, per lui è dunque il tempo del riposo?
"Per stendere questo libro gli ho fatto visita nella sua "tana" nell'Opera Santa Teresa di Ravenna dove vive con quasi duecento persone in difficoltà. Ne ho ricavato un'impressione che non dimenticherò più. Gente del genere non lascia la trincea per motivi di età".
ferr.