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Lunedì 24 Gennaio 2011 - Libertà

Dalpiaz, ritratti di donne del Risorgimento

La conferenza in Fondazione ha preso avvio dagli illuministi del Settecento

piacenza - Ha preso avvio calandosi nel clima dell'affermazione dei nuovi diritti propugnati dagli illuministi del Settecento la conferenza di Nadia Dalpiaz che, alla Fondazione di Piacenza e Vigevano per il ciclo "Il Belpaese", ha presentato una galleria di ritratti di donne del Risorgimento. Perché il cammino verso l'emancipazione femminile - ha ribadito Dalpiaz - è stato lungo e molto graduale. Se l'Ottocento ha consegnato alla storia esempi di donne autonome e indipendenti, il 1861, nascita dell'Italia unita di cui si sta celebrando il 150° compleanno, non ha significato il raggiungimento di pari dignità e diritti. Il suffragio universale sarà infatti una conquista del 1948, quando si compirà anche il sogno mazziniano di un Paese con l'ordinamento repubblicano. Gli ideali del patriota genovese avevano attratto anche alcune delle figure tratteggiate da Dalpiaz, il cui intervento è stato preceduto dall'introduzione di Gian Paolo Bulla, direttore dell'Archivio di Stato di Piacenza. Dalpiaz ha ricordato la fede repubblicana nutrita dalla principessa Cristina Trivulzio Belgiojoso, ricchissima e pronta a impegnarsi direttamente nella causa nazionale, guidando un drappello di volontari in soccorso delle Cinque Giornate di Milano; prestando assistenza ai feriti della Repubblica romana, dieci anni prima la creazione della Croce Rossa sul campo di battaglia di Solferino. La nobildonna, vissuta tra Milano e Parigi (come l'amica Giulia Beccaria, madre di Alessandro Manzoni e «quasi una femminista ante litteram»), compì una parabola ideologica comune anche ad altri rivoluzionari suoi contemporanei, che a un certo punto ritennero più realistico sostenere il progetto monarchico sabaudo, per poter realizzare l'agognata indipendenza. Luoghi privilegiati di dibattito e confronto erano all'epoca i salotti, «uno spazio tra il pubblico e il privato in cui la donna poteva esercitare il suo potere» ha sintetizzato Dalpiaz, evocando tra questi frequentati ritrovi anche il cenacolo raccolto attorno alla contessa Clara Maffei, al pari di Cristina Belgiojoso immortalata dal pennello dell'artista e patriota Francesco Hayez, straordinario interprete della sensibilità romantica.
Del pittore è stato mostrato anche il celebre dipinto La meditazione, raffigurazione allegorica dell'Italia con in mano la croce del martirio riportante la data delle Cinque Giornate di Milano e un volume intitolato Storia d'Italia, «scritte cancellate nella versione esposta a Verona nel 1850» ha precisato Dalpiaz, evidenziando in quest'immagine «una totale assenza di retorica: l'Italia turrita si spoglia della pomposità per trasformarsi in una donna bella e giovane». A partecipare al cammino risorgimentale non furono comunque soltanto doviziose aristocratiche: «Il coinvolgimento fu eccezionale. Donne del popolo e soprattutto tantissimi ragazzi abbandonarono tutto per seguire la passionalità contagiosa di Garibaldi, abbracciando la causa della libertà». Dalla leggendaria "bella Gigogin", alla quale è dedicato un famoso canto, a Rosalia Montmasson, stiratrice originaria della Savoia, unica donna imbarcata nella spedizione dei Mille e compagna per ventisei anni di Francesco Crispi, che poi l'abbandonò per sposare Lina Barbagallo. L'uomo politico subì quindi un processo con la scandalosa accusa di bigamia: «Si salvò sostenendo la non validità delle nozze con Rosalia celebrate a Malta. Umilissima, molto stimata da Garibaldi, nei libri Montmasson - ha sostenuto Dalpiaz - venne dimenticata, come del resto accadde anche a Cristina Belgiojoso, prima della riscoperta avvenuta qualche tempo fa».

Anna Anselmi

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