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Lunedì 13 Dicembre 2010 - Libertà

Con Servile, un Boccanegra incantevole alla Fondazione

Successo per la conferenza-concerto degli "Amici della Lirica" con Bisso, Fantoni e Prunali

di BETTY PARABOSCHI
Fu un misconosciuto doge genovese protagonista di un oscuro dramma privato sullo sfondo di una guerra civile del XIV secolo. Ma oggi su Simon Boccanegra regnerebbe il silenzio, se non fosse per quel Giuseppe Verdi che alla storia di tragedia, mistero, intrighi e segreti dedicò un'opera complessa e ingiustamente sottovalutata. Alla prima alla Fenice di Venezia, nel 1857, Simon Boccanegra risultò un colossale fiasco; andò un poco meglio il 24 marzo 1881, durante la rappresentazione scaligera che portò sul palco un'opera fortemente mutata a cominciare dall'autore del libretto, Arrigo Boito, che sostituì la mano poco felice di Francesco Maria Piave. Ma fu necessario attendere il 7 dicembre 1971 per vedere inserito stabilmente Simon Boccanegra nel repertorio, grazie ad una regia particolarmente suggestiva di Strehler sotto la "bacchetta magica" di Claudio Abbado.
Oggi il dramma verdiano è stato il protagonista di un ciclo di conferenze-concerto organizzato dagli "Amici della Lirica" all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano in collaborazione con Giorgio Appolonia. Proprio lui è stato uno dei protagonisti dei tre incontri (l'ultimo dei quali si è svolto l'altra sera all'Auditorium di via Sant'Eufemia), ideati con l'obiettivo di far conoscere al pubblico piacentino un'opera complessa e meditata dal cigno di Busseto per circa venticinque anni: ma al centro delle conferenze non stata solo l'analisi approfondita dello studioso verdiano, ma semmai anche la stessa musica, le parti che Verdi scrisse allora e che sono state abilmente interpretate da alcune delle voci più conosciute dai piacentini (e non solo). Nei panni del "corsaro all'alto scranno", di quell'uomo di mare assurto alla carica di doge di Venezia, è stato lo straordinario baritono Roberto Servile: proprio a lui è toccato dare voce al dramma dell'uomo che prima perde l'amata e poi ritrova la figlia misteriosamente scomparsa, salvo infine doversene privare di nuovo. Ma a ricostruire la trama dell'opera sono stati anche il soprano Chiara Bisso nel ruolo della figlia Amelia-Maria e il tenore Alessandro Fantoni in quello dell'innamorato Gabriele Adorno, il baritono Carlo Prunali nelle vesti del perfido Paolo e infine i bassi Davide Baronchelli e Franco Montorsi rispettivamente nei panni di quel Pietro che idealmente rappresenta il popolo genovese e del nobile orgoglioso ma onesto Fiesco che alla fine si riappacifica con l'acerrimo nemico Simon in nome del comune affetto per Amelia Maria. Sono stati loro i protagonisti, insieme al bravo Gian Luca Ascheri che li ha accompagnati al pianoforte, di tutta la rassegna e anche dell'ultimo incontro, durante il quale Appolonia ha analizzato il secondo e terzo atto.

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