Giovedì 9 Settembre 2004 - Libertà
Sarà un Nabucco senza forzature
Lirica - Presentata ufficialmente l'opera che domani sera aprirà la stagione del bicentenario. Comune e Toscanini: "Il rilancio del Municipale prosegue"
Il tradizionale incontro con il pubblico nel Ridotto del Teatro Municipale, per la presentazione del Nabucco che debutterà domani sera alle 20.30 inaugurando la stagione del bicentenario del teatro, oltre ad affrontare gli aspetti musicali e contenutistici, affidati al giovane musicologo Alessandro Rigolli, redattore del Giornale della Musica, ha consentito una sorta di bilancio delle attività svolte e di quelle di rilancio dei programmi per i prossimi anni della collaborazione tra il Municipale e la Fondazione "Toscanini" che gestisce le stagioni di lirica, concerti e balletto. L'assesore alla cultura Stefano Pareti ha sottolineato l'importanza di un progetto che va ben oltre la gestione ordinaria del Municipale, con un rilancio d'immagine ben oltre i confini locali o regionali, ma ancor più con il riconoscersi di una comunità nel proprio teatro. Il sovrintendente della Fondazione Toscanini Gianni Baratta ha parlato di "evento" che va oltre i valori intrinseci dell'opera verdiana, dichiarando l'impegno in una produzione pensata e gestita con il massimo impegno. Evento che segna, ha ribadito Baratta, la volontà di tenere il Municipale aperto tutto l'anno con una programmazione che supera la scansione stagionale. I prossimi abbonamenti, infatti, riguarderanno le attività musicali di tutto il 2005, da gennaio a dicembre, per accogliere non solo il pubblico piacentino, ma quanti vorranno riferirsi al Municipale come teatro di tradizione. Alessandro Rigolli, piacentino, con studi al Conservatorio Nicolini, laurea a Parma ed ex collaboratore del nostro quotidiano, ha richiamato l'attenzione del folto pubblico di appassionati sulla emblematicità dell'evento. Nabucco come si sa, segna l'affermarsi di Verdi dopo una serie di vicende personali tragiche, come autore e compositore di primo rango. Verdi arriva a definire i personaggi nella loro complessità e a confrontarli in situazioni di cruda realtà. I personaggi protagonisti e il Coro, ovvero il popolo, acquistano una credibilità evidente, riconoscibile, commovente. Chiamato in causa, il regista Paolo Panizza, ha sintetizzato il suo intervento accennando e anticipando alcuni momenti centrali, sottolineati in scena con sorprendenti soluzioni aeree. Non regia estrema per stupire, ha detto, ma la ricerca di una coerenza interna della vicenda e quindi dell'evento teatrale, che superi l'interpretazione tradizionale intesa come archeologia, senza forzature o attualizzazioni. Panizza si è affidato alla forza della musica che sa dire meglio delle parole o dei gesti, mettendo di suo soluzioni registiche che avvicinano lo spettatore ai protagonisti. Cristina Ferrari, responsabile della produzione lirica, ha brevemente ricordato l'impegno a riunire una compagnia di canto di primaria importanza, da Ambrogio Maestri che, pur impegnato all'Opera di Vienna, non ha voluto mancare l'appuntamento, al maestro direttore Daniel Oren e a tutti gli altri, impegnati tutti generosamente a costruire uno spettacolo, che, nelle intenzioni, dovrà rimanere nella memoria degli spettatori. Alessandro Rigolli, riprendendo il filo della sua riflessione sulla vicenda, interpretata magistralmente da Verdi, ne ha colto gli aspetti decisivi nei mutamenti, nelle conversioni, nel radicalismo dei personaggi, fin troppo vicini ai giorni nostri quanto a crudezza delle situazioni.
Gian Carlo Andreoli