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Lunedì 6 Dicembre 2010 - Libertà

Il "professore" in redazione

Stefano Pareti traccia un breve ricordo di Cattivelli

Di seguito riportiamo la nota introduttiva firmata da Stefano Pareti, curatore del volume.

di STEFANO PARETI
Un po' di quella Piacenza del tempo che fu, sicuramente Giulio Cattivelli se l'è portata via per sempre. Volti, aneddoti, rumori, calde atmosfere rosso sfocato di piazze, cortili, quartieri popolari, antichi palazzi di una città d'altri tempi, quella dal Dopoguerra ai Sessanta, resteranno chiusi nei racconti che avremmo voluto ancora leggere nella rubrica del "Quadernuccio", l'appuntamento fisso della domenica che a lungo ha tenuto compagnia ai lettori di Libertà negli anni Novanta (dal 28 gennaio 1990 al 10 agosto 1997, giorno della scomparsa di Cattivelli). L'autore però se rievocava volentieri il passato, non disdegnava commenti e ritratti di periodi anche recenti, tratteggiando vivaci considerazioni con la curiosità e la voglia di capire che mantengono freschezza e attualità a tutti i suoi scritti.
Ricordi, sapidi di ilarità, gusto della battuta, riflessioni dolciamare, votate alla concretezza e molto "piacentinamente" inclini alla moderazione e a quella contadina modestia, in cui ci riconosciamo un po' tutti, anche le nuove generazioni che in questa nostra storia locale affondano le radici, e giocoforza il carattere.
E non solo di letteratura e cinema, è fatto quell'essere piacentino che Giulio Cattivelli ha vissuto, amorevolmente custodito e sapientemente tramandato. Insegnante e poi preside, anche in redazione molti lo chiamavano "professore", ogni volta che lo interpellavano per consigli, sì, di scrittura, ma anche di storia e aneddotica locale.
Nel maggio 2009 ho curato un libro intitolato "cronache in libertà", voluto dagli Amici del Romagnosi, che raccoglieva interviste e scritti di otto noti giornalisti piacentini che raccontavano come era e come era stata la loro professione. Il personaggio Cattivelli ricorreva di frequente in ognuno dei loro racconti, con particolari ed episodi che solo chi ha vissuto all'interno di una redazione poteva conoscere. Mi sono avvalso di quei ricordi per stendere queste righe.

***
Si firmava quasi sempre "Cat", diminutivo di Cattivelli. E like a cat, proprio come un gatto, si avvicinava sornione ai fatti e ai piccoli grandi accadimenti di questa nostra città, con passo felpato, così come entrava in redazione nelle ore del pomeriggio di ogni giorno: specie negli ultimi anni, quando l'età gli aveva rallentato il cadenzare dei movimenti, quasi non lo sentivi entrare, piuttosto lo vedevi comparire già ricurvo sulla sua scrivania, con la luce da tavolo sparata sui fogli che rapido riempiva di preziosi appunti a penna, che sarebbero diventati recensione di un film visto qualche ore prima al cinema, titolo di un fondo di cultura o elzeviro per la Terza Pagina. La sua presenza restava pressoché inavvertita, finché non veniva interrotta da una fragorosa risata che coronava un simpatico scambio di battute con il collega di stanza, o con Ernesto Leone, o con Marcello ed Ernesto Prati suoi inseparabili compagni e colleghi fin dagli anni che seguirono la rinascita di Libertà dopo le distruzioni della Seconda Guerra Mondiale.
Osservatore appassionato e attento dei fatti della vita come delle immagini che gli scorrevano davanti sul maxischermo, talvolta capitava che si materializzasse sulla soglia del capocronista non appena c'erano segnali di un avvenimento stuzzicante: balzava sulla notizia, voleva conoscerne tutti i retroscena, per girarli e rigirarseli in quella mente che di lì a poco avrebbe saputo produrre seduta stante un gustoso commento. Ironico, confezionava battute anche un po' ruvide che accompagnava con una risatina secca eh eh eh, gli occhi gli si assottigliavano dietro le lenti spesse dando allo sguardo il tono soddisfatto che mostrano i gatti quando consumata la preda si dilungano a leccarsi i baffi.
Anche giornalisti che sono oggi gli "anziani" e che erano allora giovani cronisti, ricordano con nostalgia i momenti in cui il vecchio Giulio veniva coinvolto nella ricerca del titolo azzeccato, capace di incuriosire ma che nel contempo rispettasse la realtà dei fatti: usciva dalla stanza, poco dopo rientrava e in poche parole riassumeva la notizia che in quel modo aveva molte probabilità di farsi leggere, cioè di catturare l'interesse del lettore.
Sempre disponibile anche con i giovanissimi di redazione con cui amava intrattenersi per uno scambio di opinioni. Simpatico, arguto, geniale Cat: questi Quadernucci ne sono la conferma.

***
Nel dicembre 1994 la Fondazione di Piacenza e Vigevano pubblicava un volume curato dallo stesso Giulio Cattivelli intitolato "Quando Piacenza portava pazienza (Gli anni del tram a vapore) ", che conteneva 43 articoli del grande giornalista piacentino. I testi raccolti attingevano anche in quella occasione dai Quadernucci, (ma tre erano stati scritti come Strenna Natalizia negli anni Ottanta). Il primo Quadernuccio era comparso sulla terza pagina di Libertà il 28 gennaio 1990 con il titolo "S. Silvestro nel Limbo con la ‘lambada'"; mentre l'ultimo sarebbe stato pubblicato il 10 agosto 1997, a pagina 5, con il titolo "Il tempo libero". Questa nuova raccolta attinge ancora da quella rubrica in modo più organico e completo, seguendo un ordine cronologico, offrendo così al lettore l'occasione di ritrovare o di fare la conoscenza con la fantasia e l'estro di un giornalista di raffinata qualità.

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