Domenica 5 Dicembre 2010 - Libertà
In occasione della presentazione alla Fondazione de "Il romanzo di molta gente" (ripubblicato da Scritture) ripercorso l'itinerario narrativo della scrittrice
di MAURO MOLINAROLI
Ricordare Giana Anguissola (Travo 1906 - Milano, 1966), la scrittrice che ha cominciato a cimentarsi nella narrativa a soli 16 anni e che ha collaborato con quotidiani e periodici, tra i quali Il Corriere della Sera, La Lettura e Il Corriere dei Piccoli, è opera meritoria assai. Negli anni Trenta questa scrittrice firmò anche rubriche di moda con il nome di Gianola con la disegnatrice Brunetta, alias Brunetta Mateldi e nel 1931 scrisse il suo unico romanzo per adulti, un'opera letteraria di pregio, Il romanzo di molta gente edita nello stesso anno da Mondadori e ristampata proprio in questi giorni da Scritture grazie alla sensibilità di Eugenio Gazzola.
Un romanzo visivo, espressione di un'epoca particolare della storia italiana, quegli anni Trenta che ancora oggi vengono definiti gli anni del consenso al fascismo. E la sensibilità di questa autrice in un'epoca di libri e moschetti, orbaci e telefoni bianchi è più che mai da tenere in considerazione. E per questo la presentazione di questo volume assume un significato particolare. Importante. Oltre a Eugenio Gazzola che ha coordinato la serata, a presentare questo libro c'erano Riccardo Kufferle, figlio di Giana Anguissola, Fabio Milana, saggista e critico e Sabrina Fava, docente di letteratura per ragazzi all'Università cattolica di Brescia e Milano.
E la serata è stata un ripercorrere, perché era necessario oltre che doveroso, l'itinerario narrativo di questa scrittrice, che dopo la parentesi delle guerre mondiali ha continuato la sua opera come autrice di libri per ragazzi.
E Riccardo Kufferle ha definito Il romanzo di molta gente, un libro-flash, pittorico, cinematografico, un «romanzo per immagini e affreschi da leggere come se fossimo su un tram guardando ciò che succede attraverso il finestrino percorrendo le vie della Piacenza di una volta». Kufferle, per altro favorevolmente impressionato dall'analisi letteraria di Fabio Milana, dagli studi di Sabrina Fava e dal ruolo di Libertà nella valorizzazione di questa autrice, ha ringraziato Eugenio Gazzola e Nadia Cocco per il ruolo che hanno avuto nell'edizione di questo libro e ha citato un altro romanzo per adulti autoprodotto da Giana Anguissola il cui titolo è I demoni vestono come noi.
Sabrina Fava ha preso in esame il carteggio tra l'Anguissola e Arnoldo Mondadori: «Confidò tra l'altro ad Arnoldo Mondadori, l'editore che la mise sotto contratto per dieci anni - ha spiegato - che il suo cervello non si piegava più a forgiare immagini. Perché in quegli anni gli editori pretendevano poliedricità e polivalenza dagli scrittori, la maggior parte dei quali dovevano scrivere sia opere di narrativa che articoli per riviste e giornali». Ma Il romanzo di molta gente è ancora oggi l'opera della vita, perché scritto da Giana Anguissola a soli 25 anni e ricco di grandi slanci: «La scrittrice piacentina - ha aggiunto - ha tentato invano di convincere Arnoldo Mondadori per scrivere un secondo romanzo. Questo è stato il suo grande rammarico ma Il romanzo di molta gente merita tutta la nostra considerazione e questa ristampa ne è la conferma».
«E' letteratura - ha aggiunto Fabio Milana con un intervento di grande respiro che ha dato all'autrice una veste nuova, inedita - questo è un romanzo letterario. Non ha nulla a che vedere con la narrativa rosa. Giana Anguissola svela un universo separato che è poi questa casa popolare con la sua gente. Che è poi la letteratura per l'infanzia. Il suo percorso riconduce a Sibilla Aleramo o ad Alba De Cespedes». Secondo Milana Il romanzo di molta gente è un'opera che sfiora il verismo e il neorealismo, ha il pregio di forgiare una Piacenza che non esiste più ben visibile tra le mura cinquecentesche, nella suggestione del Grande Fiume, senza però essere un romanzo provinciale, anzi, i valori di questo lavoro a suo dire sono da individuare in una letteratura al femminile scritta soprattutto per un pubblico di donne tra i rimandi al lirismo di Gianna Manzini. Insomma un romanzo ad alta temperatura lirica.