Venerdì 17 Dicembre 2010 - Libertà
Restituiti i colori originali all'Immacolata Concezione
Concluso il restauro della pala del bolognese Carlo Cignani
piacenza - Un tempo era collocata nel posto d'onore della chiesa delle Benedettine. Passò quindi in Duomo per essere poi definitivamente trasferita nella cappella vescovile in Curia. Da allora, la pala dell'Immacolata Concezione dipinta dal pittore bolognese Carlo Cignani (1628 - 1719) è rimasta nota soprattutto agli storici dell'arte. I fedeli hanno potuto ammirarla ieri, durante la presentazione del recente restauro, eseguito da Giuseppe De Paolis, sotto la direzione di Davide Gasparotto della Soprintendenza per i beni storici e artistici di Parma e Piacenza, intervenuti all'inaugurazione, alla quale hanno partecipato anche il vescovo, monsignor Gianni Ambrosio e il direttore dell'Ufficio beni culturali don Giuseppe Lusignani. Il restauro è stato finanziato, oltrechè dalla Diocesi, dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano e dalla Camera di commercio, rappresentate rispettivamente da Giacomo Marazzi e Pietro Bragalini.
Il vescovo ha sottolineato l'importanza della bellezza che aiuta «a guardare verso l'alto, a quei valori di cui tutti abbiamo bisogno».
La storia della pala dell'Immacolata Concezione è legata alla costruzione della chiesa delle Benedettine, su iniziativa del duca Ranuccio II Farnese, riconoscente per un voto alla Madonna (la nascita dell'erede) che era stato esaudito. Il tempio era dedicato all'Immacolata Concezione e lo stesso duca commissionò all'artista bolognese la pala dell'altar maggiore nel 1681, «documentata in lettere di Ranuccio Farnese e del Cignani, pubblicate da fonti settecentesche» ha ricordato Gasparotto, evidenziando i saldi rapporti tra la corte ducale e il pittore, incaricato di proseguire gli affreschi di tema mitologico in una sala del Palazzo del Giardino a Parma, lasciati interrotti da Agostino Carracci. Del resto, Cignani si confermava erede della grande tradizione del classicismo bolognese, che ebbe tra i suoi primi e massimi interpreti Guido Reni.
Quando la soppressione degli ordini religiosi decretò la chiusura del monastero femminile delle Benedettine, il dipinto venne trasportato in Cattedrale. «Dopo il 1810 fu esposto nella cappella di Sant'Alessio, a destra del presbiterio, in sostituzione della pala del santo, opera del Lanfranco, portata via dai francesi e mai più restituita». Il Duomo venne successivamente modificato secondo i dettami del revival neomedievale: «Furono smantellati tutti gli altari, compreso quello di Sant'Alessio. La pala del Cignani venne portata in Curia e, durante l'episcopato di monsignor Enrico Manfredini (morto proprio il 16 dicembre del 1983) nella cappella vescovile, dove rimane tuttora». Sul versante della critica, Gasparotto ha evidenziato come fosse stata apprezzata dalla letteratura antica: «La lodò il Lanzi nel ‘700. Poi venne coinvolta dalla sfortuna generale che si abbatté sul classicismo bolognese, ritenuto eccessivamente macchinoso. Invece quest'Immacolata Concezione è un quadro splendido».
Il restauro, sui cui dettagli si è soffermato De Paolis, è consistito nel consolidamento e soprattutto nella pulitura: «Sono stati restituiti al dipinto i valori cromatici offuscati e ingialliti dalla vernice di restauri ottocenteschi. Sono così emersi - ha osservato Gasparotto - i bianchi, gli azzurri, la lacca rossa della veste del Bambino». L'iconografia è quella classica: «Maria schiaccia la testa del serpente, ossia del maligno, con l'aiuto del Figlio, nel rispetto dell'interpretazione teologica molto ben esplicitata anche da Caravaggio nella Madonna dei Palafrenieri».
Anna Anselmi