Giovedì 9 Settembre 2004 - Libertà
Castell'Arquato tra passato e presente
Una nuova guida illustra l'affascinante borgo della Val d'Arda
Castell'Arquato: un borgo che ha saputo "garantire un equilibrio tra la conservazione del passato e la vivibilità del presente". A disposizione del visitatore curioso, che voglia conoscere meglio non solo caratteristiche e storia di monumenti e musei di uno dei centri più belli della Val d'Arda, ma anche capire qualcosa di più dei motivi "profondi" che hanno determinato l'attuale affascinante fisionomia, c'è ora la nuova guida Belvedere delle edizioni Diabasis. Nato dalla collaborazione tra la casa editrice di Reggio Emilia e la Fondazione di Piacenza e Vigevano (ulteriore capitolo di un progetto che aveva già portato alle pubblicazioni su: Santa Maria di Campagna, Vigoleno, i luoghi archeologici piacentini, Chiaravalle della Colomba e Bobbio), il volume cerca di coniugare le esigenze del turista di passaggio e quelle di chi preferisce approfondire le vicende di una località. Alla prefazione di Giancarlo Mazzocchi, presidente della Fondazione, seguono due capitoli introduttivi che inseriscono Castell'Arquato in ambiti più generali. Il primo, di Giuliana Albini, dell'Università di Milano, ripercorre in sintesi i momenti fondanti della storia del paese, di origini romane o forse antecedenti; comunque sorto su una terra fino a 800.000 anni fa sommersa dalle acque del mare. Prima del Mille, l'abitato aveva già acquisito l'identità di borgo fortificato, sviluppato attorno ad una pieve, la cui giurisdizione era la più vasta nel Piacentino. Determinanti risulteranno sempre i rapporti con la più potente Piacenza, per affrancarsi dalla quale nel 1317 il paese sceglierà di affidarsi ai Visconti di Milano, anche se il vicino capoluogo manterrà sempre un controllo sulla zona. Sull'influsso avuto dalle relazioni politiche sulla configurazione del borgo valdardese, risultano interessanti le considerazioni di Donatella Calabi, dell'Università di Venezia, che confronta la realtà emiliana con quelle coeve dell'area lombarda, fiorentina o veneta. Castell'Arquato dagli Scotti, passa ai Visconti, agli Sforza, ai francesi e ai Farnese, mantenendo pure in età moderna i caratteri medievali, già attestati in quei monumenti (il Palazzo Pretorio, la Rocca, le mura con Porta Sasso), la cui costruzione aveva segnato i più importanti mutamenti istituzionali. Calabi analizza inoltre i caratteri morfologici del paese, influenzato dall'essere stato tappa di un itinerario della Via Francigena. Si spiega così la presenza di ben sei fondazioni ospedaliere per l'accoglienza ai pellegrini. Due i nuclei monumentali: attorno alla piazza "alta" (con il Palazzo Pretorio, la Collegiata e la Rocca Viscontea) e al palazzo del Duca (legato al Torrione Farnese e alla fontana del Duca), ai quali è ipotizzabile abbiano lavorato maestranze lombarde, in uno scambio con Fiorenzuola, Cortemaggiore, Piacenza e Milano.