Martedì 28 Dicembre 2010 - Libertà
Marchesi: Politecnico, vittoria per Piacenza
Il presidente uscente racconta la crescita dell'ateneo
Alle sue spalle Renzo Marchesi lascia gli anni più fertili del nostro Politecnico, coltivati giorno per giorno come un contadino lavora un pezzo di terra, rispettando le stagioni e aspettando i frutti. Oggi abbondanti.
Davanti a sé, il professore insegue un sogno dopo essere stato per quattro anni e mezzo presidente, adesso si dice pro-rettore, della sede locale dell'ateneo, da gennaio passerà il testimone. Il desiderio è lavorare per la Fondazione Edoardo Amaldi («Va rilanciata, ci credo molto»). E progetta borse di studio da assegnare ai figli degli emigrati all'estero in modo che rientrino a Piacenza. E poi chissà, si potrebbe riproporre la straordinaria opzione di aprire la prima conferenza dell'anno affidandola al premio Nobel per la Fisica. Sogni? Marchesi sa renderli concreti. Fermo nelle convinzioni ma duttile nel compredere le ragioni degli altri, le istituzioni piacentine lo hanno sostenuto con totale fiducia per avere infine un'università di tal peso e valore nel territorio. Il suo congedo, non spontaneo, ha suscitato preoccupazione.
Professor Marchesi, tra pochi giorni lascerà il ruolo di presidente del Polo di Piacenza del Politecnico di Milano che due anni fa - altra vittoria - è entrato per legge a far parte del sistema universitario emiliano romagnolo. Oggi siamo nel bel mezzo dell'approvazione della riforma universitaria. Sentimenti?
«Quando si lascia qualcosa che si ama il primo sentimento è di dolore, ma con la mia attività di servizio e con grande orgoglio per le radici piacentine, ho voluto rendere omaggio al territorio nel quale sono cresciuto. Sono certo che il prossimo pro-rettore delegato, professor Dario Zaninelli, farà benissimo, conosce Piacenza è stato presidente del corso di laurea di Ingegneria dei trasporti. Gli faccio tanti auguri è un'ottima persona. La riforma? Mi rispecchio nel documento del Politecnico dove si esprime forte preoccupazione per la carriera dei giovani e le risorse messe a disposizione dell'università. La riforma usa la metrica di altri Paesi ma altrove le risorse sono nettamente superiori, un esempio: il Politecnico di Zurigo riceve dieci a uno rispetto al nostro».
Ora quali sono i suoi progetti?
«Insegnerò al Politecnico di Piacenza Fisica tecnica e al Politecnico a Milano continuerò a coordinare l'attività dei dieci collaboratori che operano nell'ambito del laboratorio di riferimento europeo Mrt che ho fondato nel 1991, specializzato su prove di apparecchiature per il riscaldamento e ricerche sulle celle a combustibile, controlli di grandi impianti di potenza termica».
Lei ha visto nascere il Politecnico piacentino nel 1997 e ben presto ne ha preso le redini, portando gli iscritti da 600 agli attuali 910, ma le difficoltà non sono mancate, come la controversa trasformazione della laurea in Ingegneria dei trasporti.
«Nel 1996 dal rettore Adriano De Maio e dal pro rettore Giampio Bracchi ebbi l'incarico di seguire il primo atto formale, la richiesta di attivazione da parte del Dipartimento di Energetica di un corso di diploma in Ingegneria meccanica. L'inizio delle attività risale al settembre 1997 e, grazie al gran lavoro di Stefano Consonni e alla concessione del sindaco di Piacenza Guidotti, si trovò sede definitiva nella Caserma della Neve nel 2000. Il mio ingresso come vicepresidente nel comitato di gestione del Polo risale al 2002 quando fu necessario rimodulare il corso di laurea in Ingegneria dei trasporti. Fu un momento di non lieve difficoltà».
Ricordiamo: si parte con la laurea triennale in Trasporti e quella in Ingegneria meccanica, entrambe chieste dalla comunità piacentina, poi la prima deve acquisire contenuti più ingegneristici, fu visto come un dietro-front, ci fu chi protestò. Lei era in prima linea, ma le difficoltà non erano finite. Nel 2005 si ebbe l'impressione di una dismissione di interesse del Politecnico sulla sede piacentina.
«La mia gestione diretta risale al luglio 2005 in seguito alle dimissioni di Stefano Consonni, dopo le quali si verificò un forte calo di iscrizioni. Ci fu un ripensamento sulla missione della sede. Forte del sostegno del rettore Giulio Ballio ho intrapreso la mia gestione in netta antitesi agli scettici che a quel tempo non mancavano. La Fondazione di Piacenza e Vigevano, Confindustria, la Camera di Commercio e il Comune erano decisamente al mio fianco. La svolta? Il 16 agosto 2005 passai a salutare nella sua casa di Vaccarezza l'amico ingegner Giovanni Leonida "guru" della logistica italiana. Decise di cofinanziare un posto di ricercatore connesso alla logistica. Le istituzioni confermarono il loro sostegno storico. Con la Fondazione fu stipulata una convenzione che consentiva di cofinanziare al 50 per cento sei figure di personale docente. Il comune di Piacenza si apprestava a completare la ristrutturazione del vecchio macello che si sarebbe aggiunto agli spazi di via Neve già concessi in comodato al Politecnico. Con la condivisione dei sostenitori storici, del Comune di Piacenza e della Provincia, a fine dicembre un piano di sviluppo era pronto. Il 16 aprile 2006, dopo aver superato il vaglio di sei organi intermedi di ateneo, il senato accademico approvava il piano 2006-2009».
Quali gli elementi portanti?
«Tre corsi articolati in laurea e laurea magistrale in Ingegneria meccanica, Ingegneria dei trasporti e della logistica, Architettura. Negli anni il numero di iscritti al corso di Ingegneria dei trasporti e della logistica si è ridotto. In accordo con l'allora pro rettore Giovanni Azzone (attuale rettore, ndr) si è deciso di attivare al suo posto un corso di laurea magistrale in Ingegneria energetica da tenere totalmente in lingua inglese».
La sua filosofia di lavoro in questi anni?
«Ho puntato sulla struttura tecnico-amministrativa e nelle decisioni ho potuto contare sul supporto di Giuseppino Molinari. Vorrei poi ricordare la sinergia con le scuole superiori e, con l'aiuto della Camera di Commercio, il progetto per indirizzare gli studenti verso corsi universitari di natura tecnico-scientifica, oggi arrivano ad iscriversi tanti ragazzi e fra i migliori. Abbiamo lavorato sull'accoglienza degli studenti, anche con progetti come il vicinato solidale, istituito le borse di studio Pizzigati Minoja, Aonzo e i premi di laurea Rotary Farnese, altre dieci borse sono state finanziate da Polipiacenza. Si è lavorato tanto sulla internazionalizzazione, attraendo studenti stranieri, grande successo ha avuto la Summer School con 110 allievi e docenti stranieri. Mi fermo qui».
Quali eventi ricorda con più piacere?
«Tanti per la verità, dalla conferenza organizzata con il professor Coppi sulla fusione nucleare agli eventi di levatura internazionale "Fare luce sull'energia", dagli incontri scientifici con il professor Lucio Rossi sugli esperimenti del Cern a quello con il vescovo Monari sul tema "Scienza e Fede". Di rilievo internazionale è stata la celebrazione del centenario della nascita di Edoardo Amaldi che ha visto la presenza del direttore generale del Cern Aymar e del presidente del Cnr Maiani».
Un valore a se stante hanno i superlaboratori come Leap (Energia) e Musp (macchine utensili).
«La sede ha potuto operare non solo tramite i Consorzi Leap e Musp, basti pensare che in questi quattro anni l'ammontare dei contratti acquisiti direttamente ha raggiunto l'importo di 1,2 milioni di euro. L'indirizzo che ho fermamente sostenuto è che le strutture di ricerca per nascere necessitano di aiuto pubblico che deve coprire il costo delle attrezzature e di un organizzazione minimale, superata la fase di avvio le strutture dovrebbero essere in grado di auto mantenersi e produrre almeno i due terzi del fabbisogno. Il fatturato della sede dimostra che l'obiettivo è perseguibile. Insomma, lascio con bilancio che ritengo soddisfacente, ma non posso non ringraziare Giacomo Marazzi, presidente della Fondazione, il sindaco Roberto Reggi, Giuseppe Parenti, presidente camerale, Sergio Giglio, presidente di Confindustria, Corrado Sforza Fogliani, presidente della Banca di Piacenza, Massimo Trespidi, presidente della Provincia di Piacenza e Vasco Errani, presidente della Regione. A tutti coloro che mi hanno sostenuto va la mia riconoscenza, la mia stima e un personale ricordo».
Patrizia Soffientini
patrizia.soffientini@liberta.it