Martedì 28 Dicembre 2010 - Libertà
«Portiamo in scena i grandi temi universali»
Valentina Escobar parla del Progetto Shakespeare: lo spettacolo in giugno al Filo
di DONATA MENEGHELLI
Un'esperienza poetica e formativa, umana e professionale, di avvicinamento al linguaggio teatrale ma anche di passione civile e capacità di creare, insieme, qualcosa che nutra l'anima. E' partita, su queste corde, l'avventura straordinaria offerta ad una classe del liceo "Gioia" - la IV linguistico B - coinvolta nel Progetto Shakespeare (inserito nei percorsi di "InFormazione Teatrale"), grazie al Teatro Gioco Vita e con il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Si tratta di un laboratorio teatrale pratico intensivo che si concluderà con la perfomance spettacolo Antonio e Cleopatra… passioni e poesie, in scena al teatro comunale dei Filodrammatici il 1° giugno alle 21, nel cartellone Pre/Visioni della stagione di prosa "Tre per te".
I giovani studenti avranno la possibilità di vivere il teatro dall'interno, grazie alla guida della regista Valentina Escobar, operatrice teatrale, formatrice, attrice, giovane regista (28 anni), aiuto regista di alcuni tra i più grandi maestri del teatro italiano e internazionale. L'abbiamo intervistata, cogliendone tutta quella passione per il teatro in cui è stata immersa fin da piccola e che oggi custodisce e dispensa a coloro che incontra, giovani in primis.
Perché hai scelto Shakespeare?
«Perché ha la grande capacità di unire gli esseri umani, di tutti i colori, le nazionalità, le comunità, affrontando i grandi temi universali e vitali: l'amore, la passione. E non a caso, abbiamo intitolato il progetto Antonio e Cleopatra, passioni e poesie. Si indaga il rapporto che unisce tutte le coppie del mondo, quel confine sottile che c'è tra la fedeltà e l'infedeltà, ma anche il dualismo tra dovere e piacere: Antonio e Cleopatra sono uomo e donna di potere, ma al tempo stesso sono esseri umani».
Perché il teatro può essere un'esperienza formativa?
«Non pretendo di fornire una definizione assoluta del teatro. Porto quello che ho conosciuto io, e che definirei teatro umano. Ho avuto la fortuna di iniziare a fare teatro con le grandi attrici strehleriane del Piccolo che ci hanno lasciato la capacità di raccontare storie ed emozioni, la voglia di darsi con passione e professione. Ricordo la mia primissima insegnante Narcisa Bonati, e poi Andrea Jonasson, Giulia Lazzarini, Valentina Cortese, Franca Nuti. Tra i miei maestri Carlo Battiston e Walter Pagliaro. Tutti conservano la voglia di giocare del giovane».
Oggi pare proprio che siano i giovani la parte del Paese che "si fa sentire".
«Voglio ricordare la storia, perché il futuro è fatto di storia. Nel ‘47, due giovani di 26 e 28 anni (Paolo Grassi e Giorgio Strehler, ndr) fondarono il primo teatro stabile pubblico di prosa. Certo il '47 era un altro momento storico e c'era la voglia di ricostruire. Io non voglio la guerra. Ma noi dobbiamo avere voglia di fare ancora. Il teatro è necessario. Quando i nostri politici dicono che la cultura non si mangia, io rispondo: i farabutti mangiano sulla cultura. Ma di cultura si vive. La cultura ti permette, in termini romantici, di non morire. Un bimbo l'anno scorso, mentre lavoravamo per Darwin tra le nuvole, mi ha detto: "Mi sono emozionato quando sono entrato in teatro". Ecco: per magia quando si entra a teatro, si diventa tutti uguali. Tiriamo tutti fuori un cuore, e non è retorica».
Gli studenti seguiranno ritmi professionali, con prove impegnative.
«Capiranno che il teatro è una passione e un gioco, ma un gioco serio, per noi e per chi verrà a vederlo. Non costruiremo un saggio di fine anno. Vorrei dimostrare che anche i giovani senza un'esperienza teatrale alle spalle possono ottenere qualità. Si confronteranno con un autore amato ma difficile. Si confronteranno con la paura. Persino Cleopatra la prova. Quando è madre, quando si trova ricattata da Cesare, dice: "Ho paura. Non dovrei aver paura, ma tutti i re e, specialmente le regine, hanno paura. E' che fanno di tutto per non mostrarlo. Una cosa che la gente comune non sa fare"».