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Domenica 5 Settembre 2004 - Libertà

Io, focoso Nabucco nella "mia" Piacenza

Ambrogio Maestri - Parla il grande baritono star del Nabucco che il 10 aprirà la stagione del bicentenario del Municipale. "Con la mia stazza sospeso nel vuoto". Antinori sostituisce Martinucci

"Ho debuttato nel Nabucco di Verdi quest'estate all'Arena di Verona: è stato un grande successo e sono felice di interpretare di nuovo quest'opera praticamente con lo stesso cast, dal maestro Daniel Oren al soprano Andrea Gruber, una compagnia di artisti con cui mi sono trovato benissimo. E sono particolarmente felice di farlo al Municipale, una teatro cui sono molto legato". Parola di Ambrogio Maestri, il colossale (in tutti i sensi) baritono pavese che sarà protagonista, nei panni del re babilonese Nabucodonosor che assoggetta gli Ebrei ma finisce per convertirsi alla loro religione per amore della figlia Fenena, del Nabucco, la più celebre tra le opere giovanili di Verdi, che venerdì 10 alle 20.30 (con repliche domenica 12 in matinée alle 15.30 e mercoledì 15 alle 19) inaugurerà la stagione lirica con cui il nostro Municipale celebra il bicentenario della fondazione. Un allestimento, con messa in scena firmata da Paolo Panizza, che nel cast può annoverare il direttore d'orchestra Daniel Oren, il tenore Nazareno Antinori (Ismaele, in sostituzione di Nicola Martinucci), il soprano Andrea Gruber (Abigaille), il basso Paata Burchuladze (Zaccaria). Ma l'uomo più in vista di questo Nabucco, oggi come oggi, è Maestri, un artista che a soli 34 anni è una stella di prima grandezza del firmamento lirico internazionale: i suoi impegni in agenda arrivano fino al 2009 e passano per i più celebri palcoscenici del mondo, dal Metropolitan di New York, dove farà un'Aida quest'autunno, al Covent Garden di Londra, dove nella stessa stagione canterà in una Forza del destino diretta dal suo mentore Riccardo Muti, che lo scoprì nel 2000 proprio in un provino per un casting della stessa opera per una tournée a Tokyo.
Maestri si era presentato sperando di essere ingaggiato nel ruolo buffo di Fra' Melitone ("mi piacerebbe tanto farlo ancora oggi - confessa - Ma non mi chiamano mai, come se non fosse una parte abbastanza importante"): Muti, ascoltatolo, lo scritturò seduta stante nella parte di Carlo di Vargas e, l'anno dopo, gli fece aprire la stagione della Scala da protagonista di quel Falstaff che rivelò a tutti che una nuova stella era nata. Per Maestri fu l'inizio di una carriera di rapidità e fortuna napoleoniche; ma la modestia e la simpatia straordinarie di questo straordinario ragazzo che continua a farsi chiamare "Ambrogione" ("dovrebbero chiamarmi Ambrogino, grosso come sono?" ride lui) sono rimaste intatte. Personaggio rabelaisiano, artista sopraffino e insieme campione di un'estetica "popolare" da cantante lirico d'altri tempi, "Ambrogione" non ha dimenticato i tempi in cui intratteneva col suo canto i clienti della trattoria coi genitori; a differenza di colleghi che amministrano con estrema cura ogni centesimo e ogni atomo di voce, canta spensieratamente arie su arie nei pantagruelici pranzi in trattoria coi suoi fans di Borghetto Lodigiano; e ha un vecchio feeling con la città di Piacenza che lo vide debuttare al Concorso Labò 1998. E quando a intervistarlo è Libertà, Ambrogione pretende il "tu".
Con questo "Nabucco" si allunga la lista, già imponente, dei grandi personaggi verdiani che hai in repertorio. Qual è il tuo preferito?
"Falstaff, senza dubbio: è una parte che ho cantato già una sessantina di volte e quando, a marzo, l'ho fatto con Muti agli Arcimboldi tornando sul "luogo del delitto" del mio debutto mi sono molto emozionato. Poi viene Boccanegra e poi Nabucco, un ruolo che sto esplorando con entusiasmo: cantare Dio di Giuda mi fa venire la pelle d'oca. E' una parte difficile anche perché, come tutto il primo Verdi, si spinge molto in là nel registro acuto: la nota più alta scritta in partitura è un Sol, ma io voglio fare anche il La "di tradizione": speriamo di riuscirci", ride.
Come sarà questo allestimento?
"Molto animato, pieno di fuoco: il maestro Oren ha scelto dei "tempi" trascinanti e il regista Paolo Panizza è molto bravo: la messa in scena, grazie anche ai bellissimi costumi di Valerio Maggioni, mi piace molto, perché è tradizionale ma ricca di fantasia. Pensa che devo cantare Dio di Giuda sospeso nel vuoto, attaccato a un'imbragatura a dieci metri dal suolo".
E riesci a cantare in quella posizione?
"Sì, ma è difficile. Anche perché, col mio peso, dondolo". Altra risata.
Nel "Nabucco" il passaggio che il pubblico applaude più forte è un brano in cui i protagonisti non sono in scena: il coro "Va', pensiero". Per voi solisti non è un po' frustrante?
"Macché. E' giusto che sia così: Va', pensiero è uno dei cori più belli di tutti i tempi, è un simbolo dell'arte di Verdi, è una di quelle pagine di musica che resteranno per sempre nel cuore della gente, aiutando la lirica a restare viva. Soprattutto, è una delle non molte occasioni in cui le luci della ribalta toccano ai coristi, che nel teatro lirico fanno un grande lavoro, non sempre apprezzato quanto dovrebbe".
A proposito di cori: con Corrado Casati, il direttore del coro del nostro Municipale che sarà all'opera anche in questo "Nabucco", sei unito da un sodalizio che va avanti da tempo.
"Proprio così. Corrado è un preparatore vocale di prim'ordine e io mi sono "allenato" con lui quando studiavo per appuntamenti decisivi della mia carriera, come il debutto in Simon Boccanegra a Torino".
Hai altri debutti fra i tuoi prossimi impegni?
"L'accoppiata Cavalleria rusticana e Pagliacci a Vienna e poi a Palermo nel 2007. Ma il mio sogno resta la parte di Hans Sachs nei Maestri cantori di Norimberga di Wagner".
E' vero che canterai in un concerto a Vienna la sera prima della "prima" di Nabucco?
"Vero. Ma che male c'è? Fin che c'è la voce…".
Nella replica di "Nabucco" di mercoledì 15 avrai uno spettatore molto particolare, anzi, due: il presidente della Repubblica Ciampi e sua moglie, la signora Franca.
Che effetto ti fa?

"Per me sarà un grande onore, sia per il fatto stesso di trovarmi davanti all'autorità più alta dello Stato, sia perché di Ciampi ho stima: è una persona come si deve. Spero di non farmi prendere dall'emozione, quando sarò sul palcoscenico davanti a lui. Anzi, posso dirlo? Spero di riuscire a fare in modo che sia lui a emozionarsi, sentendomi cantare".

Alfredo Tenni

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