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Mercoledì 1 Dicembre 2010 - Libertà

Sala Teatini, testimone di restauro

Il Premio Gazzola consegnato al Comune di Piacenza per l'intervento

piacenza - La chiesa di San Vincenzo in via Scalabrini, riaperta al pubblico come auditorium ribattezzato Sala dei Teatini, ammirata in questi mesi da migliaia di visitatori con i suoi oltre 3.000 mq. di affreschi, ieri a Palazzo Galli si è aggiudicata anche il Premio Gazzola per il restauro dei palazzi piacentini, assegnato a interventi che per la loro qualità si pongono come esempio da seguire per un corretto recupero delle architetture del passato.
Alla sua V edizione, il riconoscimento promosso dalle delegazioni piacentine del Fai (Fondo ambiente italiano), con a capo Domenico Ferrari Cesena, dall'Associazione dimore storiche, guidata da Carlo Emanuele Manfredi, e dall'Associazione palazzi storici di Piacenza, presieduta da Marco Horak, ha dunque ulteriormente allargato le tipologie di edifici presi in considerazione. Dopo i palazzi (Anguissola di Grazzano e Ghizzoni Nasalli) in città, le ville (Paveri Fontana a Caramello di Castelsangiovanni) e i castelli (Rocca Anguissola di Agazzano) in provincia, questa volta l'attenzione si è spostata sulla tutela di un'ex chiesa, in condizioni di grave degrado, anche a causa di un lungo periodo di abbandono. Il premio è stato quindi attribuito al Comune, proprietario dell'immobile e committente del restauro, realizzato con il contributo di finanziamenti statali. Progettista: Taziano Giannessi, che ha lavorato di concerto con le Soprintendenze per i beni architettonici, diretta da Luciano Serchia, e per i beni storico-artistici, ora diretta da Giovanna Damiani, con l'apporto "sul campo" dei rispettivi funzionari tecnici Patrizia Baravelli e Davide Gasparotto.
Grazie al sostegno di Banca di Piacenza e Fondazione di Piacenza e Vigevano, il premio Gazzola si è tradotto anche in una pubblicazione stampata da Ticom, a cura di Anna Coccioli Mastroviti (con Manfredi e Horak, membro del comitato scientifico che conferisce il riconoscimento, presieduto da Ferrari Cesena), che resterà a documentare le fasi di studio preliminare e di restauro con fotografie a colori.
Nella prefazione, Serchia evidenzia l'importanza e la complessità di ogni intervento di recupero architettonico, in quanto "si pone come una sorta di testimone, costituito da pietre durature che, nel rispecchiare alcuni valori che ancora si impongono alla nostra coscienza, mostra contemporaneamente anche la strada lungo la quale possiamo conferire qualità al nostro futuro. Il restauro architettonico coinvolge dunque strati più larghi della nostra società e, in qualche misura, svolge un'azione educativa o rieducativa, se si vuole etica, senza la quale non saremmo in grado di delineare alcuna efficace prospettiva storica futura".
Il soprintendente richiama inoltre la rilevanza dell'intitolazione del premio a Piero Gazzola, "lo studioso piacentino che è stato, insieme a Roberto Pane, il principale artefice della Carta del restauro di Venezia (1964) e, nel dibattito della cultura architettonica italiana del secondo dopoguerra, fu tra i più convinti sostenitori della necessità di salvaguardare i centri storici italiani dall'aggressione esercitata dalla speculazione edilizia sulla cosiddetta edilizia ordinaria".
Il capitolo di Coccioli Mastroviti dà conto delle ricerche compiute all'Archivio Capitolare di S. Antonino, alle biblioteche Passerini-Landi di Piacenza e Palatina di Parma, agli Archivi di Stato di Parma e Piacenza, cui si è aggiunto l'inatteso rinvenimento di un confesso di pagamento a Ferdinando Galli Bibiena (1691) per la decorazione del vicino oratorio della Beata Vergine della Purificazione, trovato nell'archivio di San Giorgio in via Sopramuro. Coccioli ha potuto attestare il 1600 come data di inizio del cantiere di riedificazione della chiesa di San Vincenzo. Il testo di Baravelli si sofferma sulle condizioni dell'architettura, le scelte del restauro e del riuso; Giannessi espone la relazione tecnica.

Anna Anselmi

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