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Giovedì 2 Dicembre 2010 - Libertà

Racconto umile di cultura e arte all'Alberoni

Dalla prima pagina

Mostrando anche i grandi risultati del mercato dell'arte, mercato che a ben vedere va dall'evento-mostra ben riuscito alla grandiosa asta di vendita. Per la Collezione Mazzolini si è pensato a qualcosa di più umile. La sorte che ha avuto in dono è stata quella di divenire essa stessa un dono: qualcosa di più, di eccedente, che non ha uno scopo capace di produrre utile come primo obiettivo. Ha solo lo scopo di dare voce ai tanti silenzi indicibili attraverso una macchia di colore; pungolare, interrogare, inquietare chiunque entri in contatto con queste opere. E quindi nient'altro che poter vivere. E vivere per quest'arte è essere vista.
La risposta a quegli interrogativi diviene così lecita e allo stesso tempo superata da una semplice e umile esperienza. Senza fare troppo rumore, in questi anni si è lavorato: la Collezione Mazzolini si è fatta un nome per l'Italia. E' stato possibile incontrarla in tante Città: da Chieti, a Teramo, a Brindisi; a Ravenna e Maleo (LO) per due volte. E ancora la partecipazione ad altri eventi qua e là. Si è scritto, pubblicato, parlato. Con umiltà si è trovata una casa stabile. E in questa casa, nella Galleria Alberoni, ha individuato tante altre forme d'arte importanti. Una Diocesi è così stata in grado di garantire la fruibilità pubblica di questo bene, affidandola alle cure di una Fondazione fatta ad hoc: la Fondazione Sant'Antonino e San Colombano. Non c'è stato bisogno di impegnare particolari risorse: si sono trovate grazie all'aiuto generoso di alcuni grandi amici.
Ora però rimane un desiderio. Chissà se Piacenza sarà in grado di proseguire in un costante riconoscimento della necessità di fare spazio anche al non aspettarsi nulla in cambio, se non l'essere riconosciuti nella gratitudine del ringraziamento. Forse quel che manca a noi che viviamo oggi è proprio questo: il godere del riconoscimento grato che rende più uomini coloro che lo offrono e coloro che lo ricevono.
E con forza è bello ribadirlo. Nel tempo in cui la finanza e il commercio stanno divorando sé stessi, fa capolino, benché indebolito e fiaccato da numerosi colpi, l'invito a non dimenticare la dimensione sociale e popolare della cultura. Quella cultura che ha fatto grande l'Italia, che ci ha permesso di essere più uomini, che ci ha permesso di non scandalizzarci quando qualcuno ci ha parlato di vita e morte in modo diverso.
A questo punto appaiono così arroganti quegli interrogativi! Ogni tempo sa dirsi nel modo che gli è proprio e l'arte ne denuncia i limiti, ne annuncia le attese. Con la stessa umiltà dell'esperienza fatta, a questo punto si vuole offrire qualcosa ad una realtà che certo ha già tanto che attende cura e attenzione (l'arte è fragile per definizione proprio per questo motivo: è innanzitutto relazione. Una relazione non curata, muore), ma che si affianca chiedendo solo un po' di attenzione ai grandi maestri antichi.
Oggi 1 dicembre si vedrà alle ore 17.30 questa nuova casa nella Galleria Alberoni. Si parlerà anche della bontà del gesto, di grande valore e impatto sociale, del donare, del mettere a disposizione risorse perché anche il di più che è l'arte possa essere riconosciuto come essenziale. Un di più necessario perché supera la necessità. L'invito è così aperto a tutti, senza distinzioni. Proprio perché l'arte non divide, ma unisce.

don Giuseppe Lusignani

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