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Venerdì 26 Novembre 2010 - Libertà

Milani, il mondo dietro alle lettere

di MAURO MOLINAROLI
Erano i primi anni Ottanta e pensare alla creatività di quel periodo è come ricordare il muro di viale Milano alla Camuzzi, che poi voleva dire gas. Famiglia Garilli. Quel muro divenne un simbolo di nuova vitalità urbana. Artisti e intellettuali decisero un giorno che i grigi avrebbero dovuto essere trasformati in una grande e metaforica parete colorata. Per spiegare sogni e regalare fantasia, per colorare una città che grigia era di per sé. C'erano tra gli altri William Xerra, Mauro Fornari e Giorgio Milani.
Da allora di tempo ne è passato ma Giorgio Milani ha compiuto il suo percorso, un viaggio ricco di suggestioni e di fascino che lo poterà domani alle 18 a inaugurare allo Spazio Biffi Arte di via Chiapponi la mostra Dalle lettere alle lettere, un viaggio sulla sua lunga attività artistica: un itinerario che inizia a metà degli anni Sessanta e si sviluppa negli anni successivi nello studio del rapporto tra immagine e parola. Due eventi hanno influenzato la sua produzione artistica: il ritrovamento di un epistolario d'amore (oltre mille lettere) della fine del secolo scorso e l'incontro con Gianfranco Bellora, lo storico gallerista milanese tra i maggiori conoscitori di poesia visiva in Italia. Da questi eventi Giorgio Milani ha portato avanti mostre a tema, i Frammenti di un discorso amoroso (le lettere), Il perdurare del segno (la scrittura) e Scrittura, memoria, pittura (la polvere).
Una lunga storia d'amore, verrebbe da dire, tra lettere e Poetari, com'è nata questa nuova ispirazione?
«All'esaurirsi delle lettere d'amore nell'evanescenza della polvere con lo smaterializzarsi del testo nel ricordo, ho incontrato i Poetari che sono poi un'infinità di caratteri in legno usati fino a diversi anni fa nei laboratori tipografici. E nel 1997 la presentazione, la svolta artistica con l'esposizione dei Poetari di fine Gutenberg alla Fondazione Stelline di Milano. Le varianti sull'uso dei caratteri, le storie associate a ciascuno di essi, i concetti richiamati in gioco dalla loro disposizione formale rinforzano la presenza di più testi nel medesimo spazio di lettura e mi affascinano. C'è un mondo dietro questi caratteri, c'è un mondo dietro alle lettere».
I suoi lavori sono oggi segni tangibili di un percorso artistico importante.
«Anni fa ho avuto l'emozione di comporre il Jesus Poetario Crocifisso di fine millennio esposto alla Fondazione Stelline di Milano in occasione della ricorrenza del Giubileo. Sono orgoglioso di esporre allo Spazio Biffi Arte in via Chiapponi. Pietro Casella presidente di Biffi-Formec ha sempre creduto nella responsabilità sociale dell'impresa, e con questo spazio ha voluto dare un impulso e uno stimolo alla vita culturale di Piacenza, la sua città. Ma l'impegno di Biffi a sostegno dell'arte si concretizza anche in contesti diversi da quello piacentino. Una bella storia. Per quanto mi riguarda in trent'anni di produzioni artistiche, solo in due occasioni ho esposto le mie opere a Piacenza, nel 1976 Le amorose rose alla galleria d'arte "Il Gotico" di Antonio Braga e nel 1987 ho esposto i miei Frammenti di un discorso amoroso in via Verdi alla galleria di Denise Fiorani. In questa mostra ci sono io con i miei percorsi, con cinque opere dedicate alla musica, da Mozart a Chopin, da Arnold Schoemberg e la musica dodecafonica a Mahler, da Debussy a Chopin e ai suoi Notturni. L'arte oggi è contaminazione dei linguaggi, credo che possano coesistere sotto lo stesso cielo varie espressioni, forme e manifestazioni».
Piacenza è la sua città ma lei ha esposto dovunque, ottenendo riscontri autorevoli.
«Ho avuto modo di esporre a Bonn, al Mart di Rovereto, a Berlino, alla XIV Quadriennale nazionale d'arte a Roma, alla Mole Vanvitelliana ad Ancona. Un lungo irtinererario che mi ha regalato tanto e che mi ha posto a confronto con molte esperienze. Penso poi alle importanti mostre di Monaco e di Miami».
Saranno dunque esposte circa 60 opere che sono poi il meglio del suo mondo…
«Dai Poetari, ai frottage su carta e su tela, alle sindoni su tela di lino. Le sindoni di Gutenberg. Quasi che i caratteri che per secoli hanno determinato la scrittura, la cultura e l'espressività letteraria e narrativa dovessero oggi essere conservate, perché c'è un nuovo mondo, tutto virtuale che cambia noi stessi e l'arte. E allora ecco il desiderio di avvolgere questi caratteri, di conservarli a futura memoria nelle sindoni della cultura, nella tela che avvolge un passato che per anni ci ha accompagnato».
C'è polivalenza in questa mostra?
«C'è la Babele Globale che è poi il rifacimento del modello che ho realizzato per la Biblioteca statale di Berlino, suggestivo è l'allestimento scenografico di Davide Groppi e poi i video di Roberto Dassoni sulle tante opere pubbliche che ho realizzato, come l'Opera aperta tra Oriente e Occidente, i Dialoghi e la Rosae in piazza Berzieri a Salsomaggiore, la Torre di Guntenberg al piazzale della stazione a Fiorenzuola e Dove mormori eterna l'acqua di giovinezza in via Brera a Milano ma anche il Poetario di Gutenberg posto alla Passerini Landi, insomma ci sono le mie opere».
C'è poi una bella monografia scritta e curata da Philippe Daverio…
«Intitola Il libro delle lettere ed è edito da Skira, sono 288 pagine che illustrano la mia opera, con un testo di Philippe Daverio. Fungerà da catalogo anche se il volume era stato concepito autonomamente, al di là della mostra».

Mauro Molinaroli

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