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Giovedì 25 Novembre 2010 - Libertà

Beppino Englaro incontra i piacentini: «Dopo Eluana c'è più rispetto del dolore»

Molti in Fondazione per il padre della giovane che fece commuovere l'Italia

Una frase di uno scrittore fuori moda, Carlo Cassola riassume ciò che puoi tirare fuori da una serata come quella di ieri con Beppino Englaro all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano: «È cattiva la gente che non ha provato il dolore - scriveva - perché quando lo si prova, non si può più voler male a nessuno». E allora è giusto chiedersi com'è possibile che tanta parte della politica italiana abbia scelto di scagliarsi contro quest'uomo mite che sconta la morte vivendo. Che porta avanti con dignità straordinaria la propria battaglia, che sa farsi ascoltare senza piangersi addosso. Perché Beppino Englaro è il simbolo di un Paese che vorremmo più normale, meno accigliato e meno litigioso, più umano e più vero. E ascoltandolo in presa diretta mentre spiegava la vicenda dell'Eluana (così l'ha chiamata), la figlia appena ventenne che di fronte alla tragedia di un suo caro amico in coma che aveva detto ai genitori: "Se non posso essere quello che sono adesso, preferisco morire", non resta che il senso della dignità di tutti noi verso questa piccola grande persona.
Eluana il 18 gennaio 1992, restò vittima di un gravissimo incidente stradale. La rianimazione la strappò alla morte, ma le restituì una vita assolutamente priva di senso e dignità e dal 1994 entrò in stato vegetativo permanente: stabile e senza alcuna variazione. «Quando ci siamo resi conto dell'irreversibilità della sua condizione - ha detto Beppino Englaro - ci siamo battuti perché venisse rispettata la volontà di nostra figlia, sempre con discrezione e senza proclami, prendendo sulle nostre spalle il dolore di molti altri genitori che, come noi, una sorte avversa ha costretto a chiedere quello che mai un padre o una madre chiederebbero. Da quando poi la Corte d'appello di Milano, il 9 luglio 2008, mi ha autorizzato come tutore a disporre l'interruzione del trattamento di alimentazione artificiale, l'esplosione dei dibattiti e dei ricorsi, ha trasformato la vicenda di mia figlia in un caso mediatico senza precedenti. Ma dopo Eluana qualcosa è cambiato e il nostro desiderio e bisogno di autodeterminazione è più forte». Come dire che la battaglia di Beppino Englaro è servita. «E' stata utile ne sono certo - ha detto, sollecitato da una brava Betty Morni - siamo gente onesta che ha creduto in ciò che ha fatto. Sono convinto che molti si siano resi conto del prezzo che abbiamo pagato. Perché solo se attraversi il dolore puoi capire i drammi che stanno dietro a certe azioni, a certe scelte. Non possiamo dimenticare la necessità dell'autodeterminazione di ognuno di noi».
Già il dolore. Viene un nodo alla gola quando Sara Marenghi, una delle organizzatrici dell'iniziativa legge poche righe che Eluana aveva scritto ai genitori un anno prima della propria tragedia: "Non vi scambierei per nulla al mondo. Perché Dio quando vi ha creato ha buttato lo stampino". Aveva ragione.

Mauro Molinaroli

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