Domenica 21 Novembre 2010 - Libertà
Riccardo Ruggeri rilegge un anno di vita
di GAETANO RIZZUTO
Questa intervista ha una caratteristica rara. Normalmente si intervista l'autore di un libro, mai mi era successo di intervistare un personaggio che contemporaneamente fosse sia editore che autore. Così mi trovo di fronte a Riccardo Ruggeri a parlare del suo nuovo libro che già dal titolo promette bene "Oscene Parole".
Inoltre, e di questo ringrazio Ruggeri, ha accettato di dare al nostro giornale, "Libertà" quindi alla città di Piacenza, la sua prima intervista italiana in questa doppia veste di editore e autore, visto che da vent'anni Ruggeri vive all'estero.
Cos'è, Ruggeri, Grantorino Libri? Cominciamo dall'ultima sua creazione.
«E' il sogno di un ragazzino. Sono nato e vissuto, fino ai dieci anni, in una portineria di un palazzo nobile al civico 9 di piazza Vittorio Veneto di Torino. Mia nonna era la portinaia, il nonno e i miei genitori erano operai alla Fiat, eravamo molto poveri, e felici, ci volevamo bene. Ho raccontato questa storia, e ciò che avvenne nei cinquant'anni successivi, in un libro "Una Storia Operaia" che l'anno scorso "Libertà" recensì. Se nasci povero, se sei figlio unico, se da piccolo sei di salute cagionevole, se i tuoi genitori sono degli "animali politici" che si acculturavano sui libri, non puoi che crescere amando i libri. Se ami i libri sogni di scriverli. Io ne ho scritti una dozzina. Se sei un autore, cominci a sognare di diventare un giorno un editore. Ho avuto la fortuna di realizzare questi due sogni».
Lei è stato prima operaio, poi un grande manager internazionale della Fiat, è stato membro del ristretto Comitato Direttivo della stessa, ha avuto il raro privilegio di una laurea honoris causa in legge della Loyola University di Chicago, poi è stato consulente internazionale di business e di management, quindi imprenditore nel mondo della moda d'avanguardia. Perché allora voler diventare oggi, sottolineo oggi, un editore? Un mondo in forte crisi, molte Case Editrici chiudono, l'arrivo dell'e-book è alle porte e potrebbe presto sostituirsi in parte alla carta stampata. Coraggio o incoscienza il suo?
«Né l'uno, né l'altra. L'idea che sta alla base di questo progetto, che ora è diventato realtà, è di configurare un'azienda molto innovativa. Questa l'idea. L'Editore si fa carico dei costi vivi del libro che decide di pubblicare, cioè si fa carico come individuo delle spese d'impaginazione, di stampa, di copertina, di rilegatura, di logistica e così via. La Redazione della Casa Editrice è formata di una dozzina di persone che lavorano senza alcun compenso. In questo modo, i costi della Casa Editrice sono zero, per cui ricavi e profitto che, al netto delle tasse, coincidono sono tutti destinata alla beneficienza. Sul sito www, grantorinolibri. it troverà tutti i dettagli e chi è il beneficiario di questa iniziativa benefica. Un altro sogno l'ho finalmente realizzato: fare beneficienza attraverso la cultura, o meglio fare cultura e beneficienza in contemporanea».
Lei, martedì prossimo presenterà a Piacenza, presso l'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, il primo libro della sua Casa Editrice, Grantorino Libri, nome ispirato, mi ha detto, dal grande film americano e dalla squadra a cui lei è molto legato, il Grande Torino di Mazzola e di Superga, dal titolo "Oscene Parole". Ci parla di questo libro? Perché l'ha scritto? Come si rapporta col suo precedente "Una Storia Operaia"?
«Mi rendo conto che può apparire poco elegante che un editore si pubblichi un libro scritto da lui stesso. La motivazione è banale. Avevamo bisogno come Redazione della Casa Editrice, di farci le ossa, stante che tutti noi eravamo digiuni di tecniche editoriali, di fare quindi un numero zero. Lo abbiamo fatto sulla pelle di uno di noi».
D'accordo, ci parli del libro.
«E' il tentativo, durato un anno, di "rileggere" una parte dell'enorme pubblicistica nazionale e internazionale prodotta da giornali, riviste, libri, rapporti, internet, una "rilettura" fatta in diretta, sette volte al mese, con un taglio assolutamente originale. Mi ispiro, nel taglio e nella modalità di scrittura, alla corrente letteraria, in verità minimale, detta "gonzo journalism" di Hunter Thompson. Il libro ha un'infinità di personaggi veri che ruotano intorno all'unico personaggio "virtuale e pesante" del libro, l'establishment euro americano, che da due secoli ci governa. Ci sono riflessioni, incisi, camei, di feroce critica agli atteggiamenti, ai comportamenti, alle decisioni di quelli che detengono il potere in Occidente. E' il seguito di "Una Storia Operaia", là veniva raccontata la storia di una piccola famiglia operai che per crescere si accultura, qui vi è il trasferimento a figli e nipoti di un modo di leggere il mondo che un padre-nonno giudica pericoloso, ma la sua esperienza li dovrebbe aiutare a proteggersi dai "cattivi"».
Stante la complessità dello schema da lei descritto, com'è strutturato il libro?
«Un anno di vita del mondo, proiettata sulle sensibilità e sulle idee dell'autore, viene vivisezionato, scarnificato, ricostruito, arricchito di ricordi personali, diversamente assemblato in 84 capitoli a mò di mini racconti, per offrirlo ai lettori con leggerezza, ironia, forte simpatia umana. Il filo rosso è rappresentato dal termine osceno, colto e declinato in una infinità di situazioni, anche negli interstizi del vivere quotidiano. La parola oscena è qui intesa nel suo significato etimologico che si collega o a "scaevus" (sinistro) oppure a "coenum" (melma) ».
Mi permetta una domanda personale che le faccio nel nome della sua "piacentinità". Qui a Piacenza non abbiamo di certo dimenticato che venticinque anni fa, Giacomo Marazzi come amministratore delegato e lei come presidente avete "salvato" l'Astra, che era sull'orlo del fallimento. In questi giorni, in queste ore, l'Italia sta vivendo una crisi di governo che potrebbe rivelarsi drammatica. Lei che, in due degli 84 capitoli, tratta eventi legati a Silvio Berlusconi, ed esprime, con la sua scrittura "raffinata, precisa, scoperta" (come l'ha definita Franco Debenedetti nella recensione sul Sole24Ore di qualche giorno fa) valutazioni e prospettive sul personaggio Berlusconi, come giudica questo momento?
«Lei coglie un aspetto interessante, legato ai rischi per un autore di esprimere giudizi su personaggi potenti dell'establishment. Prospettive, valutazioni, giudizi che è interessante "rileggere" tempo dopo. Le parlo come editore, che ha l'interesse che il libro venga acquistato, specie tenuto conto che i ricavi andranno tutti in beneficienza, e quindi non le rispondo. I lettori troveranno le risposte direttamente sul libro, scritte nel dicembre dello scorso anno e nel marzo 2010, quindi in tempi non sospetti. Ci vediamo martedì sera alla Fondazione, sia buono, non mi faccia domande cattive».
Gaetano Rizzuto