Lunedì 22 Novembre 2010 - Libertà
Strinati, lo scultore ricordato dalla figlia e dal critico Arisi in un prezioso volume
piacenza - Lo scultore Carlo Strinati (1893-1964) ha lasciato ampia traccia del suo lavoro nei più importanti monumenti piacentini, quando era ancora in voga il restauro stilistico, dimostrando indubbie capacità tecniche, confermate nei ritratti, nelle tombe e nella vivace serie di animali in cotto, alla quale si dedicò nella stagione finale di una lunga carriera. Eppure il suo nome era stato pressoché dimenticato. A cercare di ricostruirne il percorso artistico ha ora provveduto la figlia Mariaclara, muovendosi sul filo dei ricordi personali, consultando archivi pubblici e privati, confrontandosi con lo storico dell'arte Ferdinando Arisi, "memoria" di tanti decenni dell'arte locale. Il frutto di questa fatica, della quale qualche capitolo è rimasto incompleto, perché alcune opere sono risultate a oggi irrintracciabili, è stato raccolto in un volume edito dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano per i tipi Tipleco, che è stato presentato nei giorni scorsi all'auditorium di via Sant'Eufemia.
Un libro «doveroso - ha evidenziato Giacomo Marazzi, presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano - perché riconosce le qualità di un artista che merita di essere ricordato». L'idea della pubblicazione - ha spiegato Marazzi - si deve al professor Arisi, del quale ha rimarcato le doti non solo di studioso, ma di affabile divulgatore del patrimonio artistico piacentino. Ad Arisi, che ha appena compiuto 90 anni, sono quindi andati gli auguri del presidente della Fondazione, seguiti da un caloroso applauso del pubblico. Classe 1920, lo storico dell'arte era coetaneo del partigiano Giannino Bosi, medaglia d'oro al valore, il cui monumento nel cimitero cittadino, inaugurato nel 1946, resta una delle sculture più conosciute di Strinati, come ha osservato Arisi, passando in rassegna in particolare le opere dello scultore che sono sotto gli occhi di tutti, ma spesso se ne ignora l'artefice. Nel testo di Mariaclara Strinati, che all'auditorium ha proposto un'esauriente galleria di immagini, coadiuvata dalla figlia Roberta Morisi, emerge l'apporto dello scultore alla realizzazione del rosone (1931) della basilica di San Francesco, dell'apparato decorativo della facciata di Palazzo Ferrari Sacchini, in via Carducci, negli anni ‘50 «in condizioni fatiscenti» e di cui sostituì la maggior parte delle ghirlande a tutto tondo nel sottocornicione. Sua anche la facciata dell'oratorio di Tavernago, paesino da dove il conte Cigala Fulgosi si rivolgeva a Strinati per ottenere copie di statue classiche in marmo, come il busto di madame Du Barry di metà degli anni ‘40, messo di recente all'asta come «opera da attribuirsi a ignoto autore dell'800». Di Strinati sono anche le aquile che ornano la Casa del mutilato in piazza Cittadella e il medaglione bronzeo dell'eroe di guerra Alessandro Casali (1926), sotto le arcate di Palazzo Gotico, ma soprattutto sono state ora restituite allo scultore le parti integrate nel restauro dell'abside del Duomo, in passato ascritte a Fedele Toscani, morto nel 1906, quando invece questo cantiere risaliva al 1922. Strinati si era formato all'istituto Gazzola, per poi diplomarsi all'Accademia Albertina di Torino nel 1910, da dove aveva raggiunto per cinque anni l'effervescente Parigi, impratichendosi con il marmo nell'atelier di Auguste Rodin.
a. a.