Martedì 2 Novembre 2010 - Libertà
Il rapporto tra fisica e psicologia della musica
Benedetto Scimeni dell'Università di Padova ai Mercoledì della scienza in Fondazione
piacenza - I Mercoledì della scienza propongono argomenti sempre nuovi, sempre più originali e, soprattutto, sempre in grado di arricchire il connubio didattica-esperienza quotidiana. Perché il segreto molto spesso sta nell'agganciare temi di fisica e di matematica sicuramente impegnativi a problemi di cultura generale per coinvolgere studenti ma anche grande pubblico, come ha sempre sostenuto la curatrice della rassegna, Teresa Rulfi Sichel.
E nell'ultima conferenza "Acustica e psico-acustica musicale" dei Mercoledì - sempre all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano organizzati dall'associazione Amici del liceo scientifico Respighi, dal Dipartimento di matematica e fisica del liceo Respighi e dalla stessa Fondazione - il relatore Benedetto Scimeni dell'Università di Padova ha illustrato in un interessante excursus il rapporto tra fisica e psicologia della musica passando per problemi di natura fisica ma anche matematica e psicologica.
«L'acustica musicale - ci ha detto Scimeni - è un capitolo della fisica che riguarda semplicemente i rumori come alterazione della pressione che producono sensazioni uguali però a quelle musicali caratterizzate da una frequenza che consente di riconoscere una nota. I problemi di fisica suggeriti dalla musica sono molti a cominciare da quelli della produzione dei suoni». E per illustrare come nasce un suono sono stati invitati alcuni studenti del "Respighi" esperti in musica: Davide Chiappini (oboe), Federica Marotta (clarinetto) e Andrea Speroni (chitarra). «Non si sa bene con quale criterio il nostro cervello abbia questa attitudine musicale così raffinata e così universale che la si può apprendere in fretta e con relativa precisione».
Infatti una buona sensibilità musicale percepisce subito i rapporti tra le frequenze dei suoni istintivamente sintonizzandosi con alcune (ottave, quinte …) frutto della combinazione di piccoli numeri interi.
«Alcuni di questi problemi sono antichissimi, risalgono a Pitagora e sono stati oggetto di attenzione da parte di molti matematici del passato, altri sono così misteriosi che creano problemi notevoli quando arrivano al livello del cervello». Proprio questa preferenza ha condizionato sin dall'antichità l'evoluzione della scala musicale ma anche la creazione delle melodie e la realizzazione degli strumenti di cui Scimeni ha tracciato una classificazione tra quelli più usati.
«Importante è comprendere - ha continuato lo studioso - come producono il suono, perché si sceglie una determinata scala. I pianoforti sono una successione discreta di suoni». Interessanti pure i riferimenti alla fisiologia dell'orecchio, dei problemi psicologici che potrebbero sorgere quando il segnale nervoso arriva al cervello.
Prossimo appuntamento per i Mercoledì il 10 novembre, ore 17.30, con Sandro Levi dell'Università degli studi di Milano e la relazione "Il ruolo della matematica nel nostro senso del reale: possibili sorprese".
Fabio Bianchi