Fondazione di Piacenza e Vigevano Stampa
  Rassegna Stampa
spazio
  Comunicati Stampa
spazio
  Eventi Auditorium Piacenza
spazio
  Eventi Auditorium Vigevano
spazio
  Comunicazione
spazio

 
Home Page     Rassegna Stampa   


Giovedì 14 Ottobre 2010 - Libertà

Il palazzo Ex Enel dovrebbe essere della Ricci Oddi

L'OPINIONE

Nel corso dell'ultima riunione del Consiglio di Amministrazione della galleria Ricci Oddi, ho espresso voto contrario al progetto di unire la sede attuale della Galleria stessa al palazzo ex Enel (ora di proprietà della Fondazione di Piacenza e Vigevano) non tanto per il progetto in sé - che ritengo comunque modificabile e perfettibile - ma perché ritengo tale operazione e progetto decisamente prematuri.
Le mie perplessità sono dovute al fatto che l'edificio ex Enel (ristrutturato con enorme spesa) verrebbe concesso solo in comodato trentennale alla Ricci Oddi, per permettere una maggiore esposizione nel palazzo stesso dei quadri in suo possesso, che ora in numero di parecchie centinaia - malgrado il valore artistico talora notevole di buona parte di essi - sono custoditi nei depositi ed in pratica sottratti alla visibilità ed alla conoscenza dei visitatori; alla fine del termine fissato dal comodato, l'Amministrazione della Fondazione potrebbe non rinnovarlo, optando per un'altra destinazione dell'immobile, ed obbligando la Ricci Oddi a riprendersi tutte le opere trasferite ed esposte, con quei disagi, spese e problemi che si possono facilmente immaginare.
A mio avviso è indispensabile che anche questa possibilità sia pure lontana e neppure sicura, venga comunque preventivamente rimossa, onde evitare qualsiasi futuro rischio di sconcerti e di problemi.
Per ottenere questo è necessario che la proprietà del palazzo ex Enel passi preventivamente, prima del trasporto e la collocazione in esso dei quadri, dalla Fondazione o direttamente alla Galleria o al Comune di Piacenza che potrebbe comunque in seguito "girarne" il possesso alla Galleria stessa, che divenuta proprietaria in modo perpetuo e stabile, non correrà rischi di ripensamenti e di ritrasferimento nei depositi delle opere in esso ormai esposte.
E' però necessaria in merito qualche precisazione; infatti il palazzo ex Enel fu acquistato dalla Fondazione per l'astronomica cifra di circa sette miliardi, del tutto ingiustificata perché l'edificio (malgrado la apprezzabile posizione e l'ampia volumetria) era a suo tempo - ed anche ora - pressoché inutilizzabile perché composto in sostanza da tre enormi stanze, collegate sui tre piani da uno scalone artisticamente affrescato, che rende però più problematica l'utilizzazione e la ristrutturazione, perché tutelato, non meno della facciata dell'edificio stesso, opera pregevole progettata nel 1907 dall'ing. Vincenzo Lodigiani.
L'adattamento a sede di esposizione museale costerebbe alla Fondazione, qualora volesse conservarne la proprietà ancora - a quanto si dice - la straordinaria somma di circa cinque milioni di euro (cioè circa dieci miliardi). Verrebbero così spesi in totale circa diciassette miliardi di vecchie lire per un'opera di nessun reddito immediato (il comodato è infatti gratuito) e ben difficilmente recuperabile anche alla scadenza del comodato trentennale, qualora si volesse alienarla e comunque destinarla diversamente.
Si tratterebbe comunque di un'operazione finanziariamente ancor più disastrosa dell'acquisto stesso e - se io fossi amministratore o consigliere della Fondazione stessa - non mancherei di oppormi con decisione, nell'interesse dell'istituzione. Meglio sarebbe a mio avviso - nell'interesse presente e futuro di tutte le parti in causa - una delle soluzioni qui di seguito elencate.
1) La Fondazione dona alla Ricci Oddi il palazzo come ora si trova. Si tratterebbe di una "perdita" finanziaria di sette miliardi, ben inferiore ai diciassette previsti per l'eventuale sistemazione museale, qualora si volesse conservare la proprietà di un edificio di nessun reddito presente e prevedibilmente neppure futuro, con ben scarse probabilità di ricupero in caso di vendita al termine del concordato trentennale.
Toccherebbero poi invece al Comune le spese di restauro e ciò - per lo stato delle finanze comunali - certo allungherebbe i tempi della riunione della Galleria con il palazzo che però diventerebbe definitiva ed un soggetto al rischio di ripensamenti della Fondazione al termine del comodato trentennale.
2) La Fondazione vende al Comune - malgrado i problemi di quest'ultimo - e magari ad un prezzo di favore, la proprietà del palazzo che solo in seguito verrebbe restaurato, come previsto al paragrafo 1). Quindi la Fondazione non perderebbe neppure (o solo in parte), i sette miliardi dell'acquisto.
3) La Fondazione cede la proprietà del palazzo al Comune in cambio di un adeguato valore di immobili già di pertinenza militare destinati però a passare a breve scadenza in proprietà comunale. Anche in questo caso - per me il più probabile - la Fondazione non perderebbe nulla ed anzi - se il valore degli immobili ex militari fosse davvero ingente, e superiore comunque e non di poco ai sette miliardi - potrebbe farsi carico (in tutto o in parte) a titolo di quasi beneficenza, del prezzo dei restauri, da concordare con il Comune.
Anche questo sistema - che comporterebbe tempi di realizzazione un po' più lunghi - permetterebbe alla Fondazione di risparmiare totalmente o in gran parte i diciassette miliardi; mentre il Comune non avrebbe (o quasi) oneri, perché cederebbe immobili che ora non sono neppure di sua proprietà, ma che lo diventeranno in tempi prevedibilmente ragionevoli; e soprattutto la Ricci Oddi sarebbe tutelata ora ed in futuro dal rischio di dovere riprendere in carico - con spese o problemi d'ogni genere - le opere riportate nel palazzo ex Enel, in caso appunto di ripensamenti dell'Amministrazione della Fondazione, se rimanesse proprietaria.
I miei progetti certo provocheranno la reazione contraria di coloro che vogliono che i restauri siano comunque fatti a spese della Fondazione. Ritengo però che viceversa l'interesse sia della Ricci Oddi, che del Comune e soprattutto della Fondazione sia più conforme ai miei progetti, quali che siano i conti degli altri che vorranno opporsi, per qualsivoglia ragione.

Giorgio Fiori

Torna all'elenco | Versione stampabile

spazio
spazio spazio spazio
spazio spazio spazio