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Domenica 17 Ottobre 2010 - Libertà

E poi le suggestioni dei Canti con la Moratti

L'attrice in Fondazione per il ciclo dedicato al poeta: molti applausi

piacenza - Secondo grande successo per il ciclo di incontri su Giacomo Leopardi. La rassegna, organizzata dal professor Pierantonio Frare, dell'istituto di italianistica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, continua a raccogliere consensi: il ciclo di letture de "il poeta dell'Infinito" ha confermato l'interesse suscitato durante il primo appuntamento. Al secondo incontro della rassegna, la suggestione di sentire i Canti di Leopardi declamati dalla voce appassionata di un attore è stata spinta ancora più in là: questa volta a calarsi nei panni e nei pensieri del poeta è stata una donna, Bedy Moratti. La Moratti, attrice famosa, con una voce calda e avvolgente, ha magistralmente interpretato, con partecipazione ed emozione, i Canti Il Risorgimento, intenso ed emozionante, e A Silvia, una poesia che non ha bisogno di presentazione, seconda per notorietà solo al già citato L'Infinito. A condurre la "parte tecnica" dell'incontro è stato il professor Umberto Motta, docente dell'Università Cattolica di Milano che, dopo un breve ringraziamento a Frare e alla Fondazione di Piacenza e Vigevano, ospite degli incontri, si è immediatamente calato nell'analisi dei due Canti. Due composizioni da un certo punto di vista simili, se non altro perché scritti nello stesso periodo e nello stesso posto: a Pisa, tra il 7 e il 20 aprile del 1828. Con questi due canti, indicati come "pisano - recanatensi" o Grandi Idilli, Giacomo Leopardi torna alla poesia, abbandonata da ben 5 anni, e sperimenta la cosiddetta "canzone libera". E' simbolico, secondo Motta, che queste due composizioni siano scritte appena dopo Pasqua: esse segnano a tutti gli effetti una rinascita dell'arte del poeta, sopita da ben 5 anni. Per Leopardi il ritorno alla creazione di poesie è un ritorno a casa, segna la fine di un periodo nel quale "Egli sembra più morto di un morto vero", come i suoi amici stessi osservavano. Pisa è un felice incontro nella mente del poeta tra la natia Recanati e la fervida Firenze: la tranquillità della cittadina marchigiana viene ritrovata a Pisa, dove convive con il clima di rinnovo culturale della capitale toscana. Il Risorgimento è il primo "parto" di questa nuova capacità di sentire del poeta, indica la rinascita della speranza dopo 5 anni di silenzio: lo Zibaldone riporta nella frase "io sono un sepolcro vuoto perché non sento nulla" il principio dell'assenza di speranza antecedente alla scrittura dei Canti di Pisa. In effetti Il Risorgimento è quello del cuore, quindi della speranza: il pessimismo della ragione, fino ad allora motrice nelle opere leopardiane, viene vinto dalla luce del cuore, dalle sue speranze e dai suoi desideri, unico bene di cui è capace il poeta. La speranza che ricorre poi nel capolavoro A Silvia, dove Silvia, già simbolo di Teresa Fattorini, poi simbolo dell'intera umanità, rivive nell'immaginario del poeta grazie alla speranza nel futuro, più che per la vita, e la compassione che ne deriva, visto che sono destinate a morire entrambe. Silvia che diventa un angelo, Silvia che si fa mito e figura dell'esistenza umana, in uno stupendo parallelo di vita e morte tra lei stessa e il poeta, entrambi in attesa di una felicità che risiederà sempre nell'attesa, non nella felicità effettivamente goduta. L'illusorietà del bene sparirà sotto il crudele destino, e la disperazione ancora simboleggiata da Silvia, in quella mano che mostra una tomba nuda, desolata e senza conforto.

Valentina Zilocchi

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