Venerdì 22 Ottobre 2010 - Libertà
STAGIONE LIRICA Al Municipale il critico musicale Giorgio Gualerzi ha parlato ieri dell'opera che aprirà il cartellone il 28
Iniziativa consolidata negli anni, attesa e seguita dagli appassionati (mancano purtroppo i giovani, segno di rinnovato interesse), Anteprime... col pubblico si offre come momento di approfondimento negli aspetti storico-tecnici della creazione lirica da parte del compositore di turno e dei collaboratori librettisti, quindi della fortuna dell'opera nel tempo, con opportuni ascolti a evidenziare le soluzioni formali e di contenuto.
Maria Stuarda, libretto di Giuseppe Bardari dal dramma omonimo di Schiller, per la musica di Gaetano Donizetti, realizzata in collaborazione con la Fondazione Toscanini, in coproduzione con il Teatro Comunale di Modena, apre la stagione lirica giovedì 28 (ore 20,30 turno A), repliche sabato 30 (ore 20,30 turno B) e domenica (ore 15,30 fuori abbonamento). L'Orchestra Regionale Emilia Romagna è diretta dal maestro Antonino Fogliani, il Coro del Teatro Municipale di Piacenza è diretto dal maestro Corrado Casati, regia di Francesco Esposito. Mariella Devìa come Maria di Scozia (a Maria Costanza Nocentini sono affidate le repliche del 30 e 31/10), guida idealmente, con la sua esperienza, la compagnia di canto formata da giovani artisti con già importanti affermazioni in carriera: Nidia Palacios con Veronica Simeoni (30/10) veste i panni della regina Elisabetta, Adriano Graziani è Lord Leicester, Ugo Guagliardo Giorgio Talbot, Gezim Muschketa Lord Cecil e Caterina Di Tonno Anna, ancella di Maria.
La voce regale della Stuarda è il titolo della conferenza del critico musicale Giorgio Gualerzi tenuta al Municipale che ha esordito facendo ascoltare l'entrata di Maria in scena (mezzosoprano Carmela Remigio in una registrazione dal vivo a Bergamo), per dare il quadro storico della situazione. Maria è ospite-prigioniera di Elisabetta I ed evoca i bei tempi di Francia. Maria si ritrovò regina di Scozia appena bambina, fu portata dalla madre alla corte di Francia dove fu educata alle lettere e alle arti; appena sedicenne fu sposa del Delfino Francesco II. Morto il marito, tornò in Scozia diciannovenne nel 1561 per assumere a pieno titolo la reggenza.
Il conflitto con Elisabetta, figlia di Enrico VIII e Anna Bolena, sposata dopo aver ripudiato la moglie legittima Caterina d'Aragona, trova fondamento nella ritenuta illegittimità di Elisabetta a succedere. L'ostilità della Chiesa di Roma verso quella Anglicana, della quale Enrico si era proclamato capo, innescava uno scontro di religione. La congiura di Babington nella quale fu implicata Maria, suggerita, pare, dai Gesuiti con l'appoggio del Papa, costò l'accusa di regicidio, oltre le altre accuse di adulterio e di complicità nell'assassinio del secondo marito di Maria conte Enrico Darnley.
Giorgio Gualerzi ha evidenziato come Donizetti abbia dato maggior peso all'aspetto romantico della vicenda, idealizzata nelle due protagoniste antagoniste: Maria donna sensibile, colta, contro Elisabetta pragmatica, con un forte senso dell'opportunità politica. L'opera al debutto, ha ricordato Gualerzi, ebbe l'ostilità della censura. Il re di Napoli intervenne personalmente per impedire che in scena si consumasse la decollazione di una regina. Donizetti, in poche settimane rappezzò la situazione su libretto di Pietro Salatino, per una storia di faida familiare: Buondelmonte. Fu Maria Malibran, allora regina della scena lirica a perorare la causa di Stuarda alla Scala, dove andò in scena il 30 dicembre 1835, ma ancora con poco seguito per motivi di censura. A Napoli l'opera fu ripresa nel 1866 e di nuovo cadde dimenticata. Solo nel seconda metà del Novecento la Donizetti renaissance portò in scena Maria Stuarda in un'edizione di successo al Maggio Fiorentino diretta dal maestro Molinari Pradella (1967). Donizetti, ha affermato il musicologo Gualerzi, raggiunge momenti di straordinaria espressività, di altissima ispirazione, di sicura genialità. La confessione di Maria, nell'ultimo atto, quindi la preghiera e il perdono, valgono l'opera che giustamente ha riguadagnato il consenso del pubblico.
Gian Carlo Andreoli