Lunedì 25 Ottobre 2010 - Libertà
Una luna "primadonna" per Leopardi
"Il canto notturno" protagonista dell'incontro con l'attore Gerardo Placido
La luna: fonte d'ispirazione di poesie, canzoni, compagna di tante solitudini e destinataria di tanti pensieri. Una luna silenziosa, bianca e che non si cura di tutti quelli che, guardandola, si pongono domande e riflettono sulla propria esistenza. Una luna protagonista, "primadonna" e divina, è quella immortalata da Leopardi nel suo celebre Canto notturno di un pastore errante dell'Asia. Proprio questo canto è stato al centro del terzo incontro del ciclo di appuntamenti organizzati dal professor Pierantonio Frare dell'Università Cattolica, ospitati alla Fondazione di Piacenza e Vigevano, incentrati sulla figura e sui famosi Canti del poeta di Recanati.
Leopardi, "il poeta dell'Infinito", uno dei più complessi e profondi autori del panorama letterario italiano: a far parlare di nuovo i suoi tormenti, i suoi pensieri, quei pensieri trasferiti su carta e che racchiudono il dolore, il desiderio e la speranza di una mente così grande, il professore si avvale di capaci ed intensi attori, ai quali è affidato l'arduo compito di prestare la voce a quelle "visioni". E chi meglio di Gerardo Placido, famoso ed apprezzato attore, poteva raccogliere la sfida di recitare il Canto notturno? Placido è riuscito a partecipare all'incontro nonostante pressanti impegni lavorativi: la sua è stata un'eccellente interpretazione, intensa, coinvolgente e appassionata: uno struggimento interiore, una supplica all'astro notturno, che conosce i segreti dell'esistenza, ma rimane, nonostante tutte le preghiere, silenziosa.
A commentare e raccontare la genesi e la "vita" dell'opera, la professoressa Elena Landoni, dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Nonostante il poco tempo a disposizione, la professoressa Landoni è riuscita ad esporre e rendere più comprensibile il testo con grande competenza e capacità, lasciando anche trapelare l'apprezzamento personale per l'opera di Leopardi, e lasciando cadere qualche piccola "pulce" nelle orecchie degli spettatori: «Succede che la critica violenti i testi, attribuendogli sensi inesatti a proprio piacimento». Il Canto notturno è, come ha detto Landoni, una poesia "che nasce dal nulla", non avendo, come spesso accade in Leopardi, un principio o un appunto nello Zibaldone, ed un vero e proprio racconto strutturato in stanze, rappresentate dalle strofe nelle quali è diviso: dapprima un'invocazione, poi una riflessione, poi ancora domande, dubbi, considerazioni sull'esistenza, mentre la luna osserva e rimane zitta, una luna che rappresenta la certezza dell'illimitato, e nello stesso tempo dimostra all'uomo che le risposte alle sue domande esistono, che esiste un senso nelle contraddizioni della vita, ma che il piccolo, limitato essere umano non potrà mai arrivare a scoprirle.
Valentina Zilocchi