Sabato 25 Settembre 2010 - Libertà
Associazione "Ambiente e lavoro per l'Emilia Romagna"
Cittadinanza, ecco le nuove disuguaglianze
Italia, ovvero la terra delle disuguaglianze. È impressionante il quadro della Penisola che è emerso ieri pomeriggio durante la tavola rotonda organizzata dall'Associazione "Ambiente e lavoro per l'Emilia Romagna" nell'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano nell'ambito del Festival del Diritto. È Rosario Trefiletti a lanciare l'allarme: "Nel nostro paese sono aumentate non solo le disuguaglianze di reddito, ma anche quelle di cittadinanza" dichiara al termine degli interventi degli altri relatori, Silvana Cappuccio e Francesco Timpano, coordinati da Rino Pavanello e da Nanda Montanari, "basti pensare che nella nostra società un terzo è rappresentato da coloro che godono di privilegi e vantaggi, un altro terzo si sta impoverendo e infine l'ultimo, quello composto dal ceto medio della piccola borghesia, sta scivolando verso la povertà: da qui derivano la contrazione dei consumi e il malessere delle famiglie". Ma il problema non coinvolge appunto solo l'economia "che porta l'Italia ad essere tra i paesi con la disuguaglianza maggiore, paragonabile a quella di stati come il Messico", come afferma Timpano: le cause sono chiare e vanno innanzitutto rintracciate in un modello di welfare molto costoso ma poco valido sotto il profilo delle disuguaglianze. "Le fonti principali sono il basso tasso di partecipazione alla forza-lavoro, le forti distorsioni territoriali e di genere, la rilevante questione giovanile legata anche al problema della disoccupazione" spiega Timpano. Ma c'è di più: parlare di disuguaglianza in Italia significa anche prendere in considerazione situazioni in cui i redditi sono gli stessi, ma le possibilità offerte no: "è il caso di chi lavora vicino a casa e di chi fa il pendolare, di quelli che non riescono a pagare l'affitto in una città metropolitana e di quelli che sono costretti per vivere a trasferirsi nelle periferie urbane" insiste Trefiletti, "per non parlare degli universitari fuori sede che mediamente spendono 6-7 mila euro in più rispetto ai loro colleghi in sede". E che dire allora delle differenze di genere diffuse in tutto il mondo e analizzate da Cappuccio? "Il 60 per cento della forza-lavoro non remunerata è costituito da donne, che spesso sono confinate in lavori precari e forme di economia informale" spiega, "mentre solo un dirigente su 4 è donna". In un paese in cui la disuguaglianza di reddito e genere è ormai una realtà consolidata, l'unica ancora di salvezza può forse essere l'indignazione: "Indignatevi" è l'invito di Trefiletti, "fatelo contro la disuguaglianza".
Elisabetta Paraboschi