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Sabato 25 Settembre 2010 - Libertà

La disuguaglianza, il benessere e i mali del nostro tempo

dalla prima pagina

Ma sono anche un problema quando sono esagerate e ci spingono ad una competizione aggressiva.
Sulla disuguaglianza si giocano anche le grandi teorie della politica e dell'economia: il liberalismo che non vuole soffocare le differenze ed enfatizza la libertà cercando di puntare solo all'uguaglianza di opportunità di partenza; la socialdemocrazia al contrario che cerca di contenere le disuguaglianze rafforzando i meccanismi di redistribuzione e riequilibrio sociale ed economico.
La prima visione rischia di accentuare lo status quo, ovvero le impressionanti differenze che esistono tra noi, soprattutto in un'ottica planetaria, estremizzando l'individuo e il giusto riconoscimento dei suoi meriti personali; la seconda visione invece rischia di limitare le nostre sfere di libertà, schiacciando le nostre motivazioni al benessere personale, i cosiddetti "incentivi" all'azione innovativa ed imprenditiva.
Anche per questi motivi il tema scelto dagli organizzatori del Festival del Diritto di Piacenza appare tanto importante, quanto meritevole di approfondimento, confronto e riflessione collettiva.
In un recente studio, che verrà anche presentato questa mattina in un incontro del Festival alla Fondazione di Piacenza, Wilkinson e Pickett utilizzano gli indicatori di disuguaglianza del reddito (il peso del reddito del 20% più ricco sul 20% più povero) per spiegare molti mali del nostro tempo: dalla mortalità infantile alla povertà, dalle malattie psicologiche alla caduta della fiducia collettiva.
Sono sconcertanti i le evidenze di questo studio: nei i paesi occidentali: quanto più sono elevate le disuguaglianze di reddito, tanto più alte sono le quote di popolazione che soffrono di disagio mentale, dipendenza dall'alcol, obesità, omicidi, carcerazioni, gravidanze in adolescenza, mortalità infantile.
Tanto più basso è il grado di fiducia tra le persone, la speranza di vita alla nascita, il rendimento scolastico dei bambini, la mobilità sociale.
Cioè la disuguaglianza economica non è solo un male in sé per motivi etici, ma è un fattore sociale che produce o si accompagna a molti degli aspetti negativi del nostro vivere collettivo contemporaneo,
Se questi dati fossero confermati, le azioni di riequilibrio non sarebbero allora solo un obbligo morale per i governanti e le persone di buona volontà, ma un compito necessario per chi crede alla politica come costruzione della comunità, come contributo alle relazioni tra le persone, alla vita "buona".
Perché solo tra uomini diversi ma "uguali" per dignità e diritti è possibile una vita civile e felice.
Ricordandoci il proverbio "Le dita della mano non sono tutte uguali, ma servono tutte"

Paolo Rizzi

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