Mercoledì 13 Ottobre 2010 - Libertà
Offerte per Banca Monte Parma
Scendono in campo la Popolare di Milano e la Popolare di Vicenza. Si fanno avanti i partner chiamati a rilanciare l'istituto di cui è socia la Fondazione di Piacenza-Vigevano
La Banca Popolare di Milano irrompe su Parma, ma in campo c'è anche la Banca popolare di Vicenza. Ieri il consiglio d'amministrazione della Bpm in seduta straordinaria ha formulato un'offerta non vincolante per rilevare il 51% della Banca Monte di Parma in mano alla Fondazione Monte Parma che ne detiene il 68%, mentre il secondo azionista dell'istituto ducale è la Fondazione di Piacenza e Vigevano col 15% del capitale. E oltre a mettere sul piatto dell'ente emiliano 156 milioni di euro da pagare metà in contanti e metà mediante scambio carta contro carta, la Bpm garantisce pro quota un aumento di capitale da complessivi 100 milioni di euro necessario a rimettere in carreggiata la banca parmense diretta da Carlo Salvatori.
Con questa offerta, non impegnativa ma che trova il sostegno della Banca d'Italia, la Fondazione potrebbe - in base ai calcoli fatti ai valori attuali di Borsa -, anche diventare il primo azionista della Bpm con una quota superiore rispetto a quella del Crédit Mutuel, fermo al 4,9%.
La lettera approvata da Milano sarebbe stata già oggetto di discussione in occasione del cda della Banca Monte Parma, in agenda sempre nel pomeriggio di ieri. Ma una risposta richiederà ancora tempo. Sul tavolo si dice che sia arrivata anche un'altra proposta, di poco inferiore, targata Popolare di Vicenza.
A seguire le trattative saranno, oltre al presidente Massimo Ponzellini che ha ricevuto un mandato a negoziare dal consiglio, il direttore generale, Fiorenzo Dalu, e il direttore finanziario, Enzo Chiesa. Dall'altra parte invece Salvatori e Beniamino Anselmi (ex consigliere della Bpm), oltrechè il presidente della Fondazione, Gilberto Greci e la vigilante presenza del presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano, Giacomo Marazzi.
In ambienti vicini al consiglio della Bpm è stata comunque manifestata una certa perplessità sul buon esito dell'operazione. In particolare, è stato fatto notare come l'offerta sia subordinata a una serie di condizioni, tra cui una due diligence, una revisione del piano industriale e altre verifiche sui crediti della banca. Dubbi anche sui conti 2009 della Monte Parma, chiusi con un rosso di 15 milioni di euro, e sulla previsione che il 2010 sarà ancora in perdita. La banca rientrerebbe nella galassia degli istituti esposti verso il gruppo Mariella Burani, già fallito.
Al tempo stesso, è stato fatto notare, qualora l'operazione venisse approvata e dovesse partire l'aumento di capitale, si stima di raggiungere una quota del capitale di Banca Monte Parma superiore al 51% per effetto del diritto di seguito previsto dal patto parasociale in essere tra i principale soci della banca. Anche la proposta della Popolare di Vicenza è presa in considerazione e giudicata meritevole di attenzione.