Sabato 7 Agosto 2010 - Libertà
E stasera la kermesse chiude con la Sandrelli
In passerella ieri la regista Nicchiarelli: «Il mio film pop sugli anni Sessanta»
Gran finale questa sera al Bobbio Film Festival con l'assegnazione del Gobbo d'oro al miglior film e dei riconoscimenti ai migliori regia, attore e attrice, mentre un premio speciale sarà assegnato dal pubblico, dai tanti spettatori che hanno sottoscritto un abbonamento al festival. I riconoscimenti saranno assegnati dal Comune di Bobbio, della Fondazione di Piacenza e Vigevano, della Provincia e da "Libertà". Madrina della serata che prenderà il via alle 21.15 al Chiostro di San Colombano, un'icona del cinema italiano, Stefania Sandrelli, che presenterà il suo primo lavoro come regista, Christine Cristina. Nel pomeriggio a partire dalle 15 saranno invece proiettati al cinema "Le Grazie" gli elaborati effettuati dagli allievi della master class Documentario-Cinema della Realtà, il corso di alta specializzazione in tecnica cinematografica condotto da Daniele Segre, un lungo e intenso lavoro sul territorio: Bobbio e dintorni tra storia e memoria, da "I pugni in tasca" al ruolo della borgata dell'alta Valtrebbia durante la Resistenza. Ai giovani che hanno preso parte al corso diretto da Segre e al corso di critica cinematografica, sarà consegnato un attestato di partecipazione dal sindaco di Bobbio Marco Rossi e dall'assessore alla cultura Roberto Pasquali.
Intanto l'altra sera è stato proiettato Cosmonauta di Susanna Nicchiarelli. Ospite della serata la regista del film, personaggio interessante e ricco di vitalità per un film interpretato da Claudia Pandolfi e da Sergio Rubini. Dalla cagnetta Laika a Gagarin, un racconto di formazione al femminile su sfondo di modernariato spaziale. Nostalgia o fantascienza? L'inizio è sorprendente, poi il film sembra sedersi un pochino: ma tutto (tranne gli hit anni Sessanta rifatti) ispira simpatia. E neanche poca.
«Non ci sono rigidità ideologiche nel film - dice la Nicchiarelli nel raccontare quegli anni e quelle idee - Ciò perché lo sguardo sul passato è quello che accomuna molti miei coetanei. Ho voluto realizzare una rievocazione affettuosa e gradevolmente nostalgica filtrata dall'affermazione della cultura pop e dal crollo degli ideologismi dogmatici e settari. Io sono figlia del crollo delle grandi ideologie, nel 1989 quando cadde il Muro di Berlino avevo 14 anni, mi affascinava ripercorrere un viaggio in quel periodo, quando l'Unione Sovietica imponeva se stessa e la sua superpotenza. I russi vanno nello spazio nel 1957, un anno prima c'era stata l'invasione in Ungheria, anni difficili».
Nel film, come si diceva, si respira un'aria vintage d'autore e quegli anni riescono a diventare anche i nostri, aiutano a raccontare l'oggi.
Ma. Mol.