Giovedì 12 Agosto 2010 - Libertà
I premiati: il cinema italiano è vivo
Dalla Ragonese alla Sandrelli: «Onorati di essere stati qui a Bobbio»
bobbio - Isabella Ragonese ha il volto sorridente. Ci ha preso gusto. Il feeling coi ragazzi del seminario di critica cinematografica è autentico. Hanno tirato mattina qualche giorno fa, compagni di viaggio uniti dallo stesso amore per il cinema e l'altra sera era raggiante per il riconoscimento ottenuto quale migliore attrice, messo in palio dalla Provincia di Piacenza. E il vicepresidente Maurizio Parma nel consegnarle l'ambito trofeo le ha formulato gli auguri per una prestigiosa e brillante carriera. Lei ha tutta la vita davanti, proprio come il film di Paolo Virzì che l'ha resa famosa al grande pubblico. A differenza di Mary Monaco, la transessuale protagonista del film di Pietro Marcello che è venuta a mancare pochi giorni fa. L'avevamo applaudita per la confessione-verità, per quell'amore disperato e vero che muove anche le anime perdute.
E quando Danilo Deluise in rappresentanza della Fondazione di San Marcellino di Genova ha ritirato il premio Città di Bobbio consegnato dal sindaco Marco Rossi, è partito un applauso spontaneo e sincero, profondo e vero. Un bel film La bocca del lupo, meritava un riconoscimento e così è stato. Quella Genova dimessa e spuria commuove, così come muove la pietà dei giusti la storia bella di questo docu-film. E a proposito di storie, Basilicata Coast to Coast, quattro ex ragazzi in cerca di loro stessi, Max Gazzé, Paolo Briguglia, Alessandro Gassman e Rocco Papaleo folletto irregolare abituato a fare il controcanto che divide la scena in una commedia musicale corale, hanno ottenuto ex-aequo il premio come migliori attori. Sul palco c'era ieri sera Augusto Fornari (una piccola parte nel film) che ha affermato in tutta sincerità di non avere mai ritirato un premio in vita sua. A consegnare il riconoscimento messo in palio dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano è stato l'assessore alla Cultura di Bobbio Roberto Pasquali e ancora lui ha consegnato il premio del pubblico a L'uomo che verrà di Giorgio Diritti, con Alba Rohrwacher e Maja Sansa e numerosi interpreti non professionisti che hanno dato il meglio per raccontare una delle pagine più tragiche della seconda guerra mondiale. Nella campagna emiliana, nel settembre 1944, i nazisti massacrarono 770 persone, soprattutto donne, vecchi, bambini. Il film che rievoca l'infamia, la strage di Marzabotto, è assai ben fatto. Condotto molto efficacemente (almeno nell'originale) nel dialetto dell'Appennino bolognese e sottotitolato in italiano, vede i fatti attraverso lo sguardo di Martina, una bambina di otto anni.
Pasquali ha consegnato il riconoscimento a Tania Pedroni, sceneggiatrice e produttrice associata del film che si è detta soddisfatta e ha ringraziato. Giorgio Diritti meritava - probabilmente - questo riconoscimento per il gran lavoro svolto, per la ricchezza delle immagini, per una storia scritta con il cuore e con la memoria.
Roberto Pasquali ha commentato in modo positivo questa edizione del festival, che ha visto un grande afflusso di pubblico (l'altra sera in platea anche l'attrice Erika Blanc) e che ha accolto personaggi e autori di grande prestigio: Carlo Verdone, la stessa Sandrelli e tanti altri protagonisti di un cinema italiano che è vivo e che lascia ben sperare. Confortano i dati perché mai come quest'anno il pubblico ha affollato il Chiostro: quasi 8mila persone contro le 4.500 presenze della passata edizione. Un risultato straordinario, impensabile - secondo gli organizzatori e secondo l'assessore alla cultura - fino a qualche anno fa.
Procedendo con la serata, il premio "Libertà" ha suscitato grande entusiasmo nel pubblico presente e in chi lo ha ricevuto: Stefania Sandrelli. Un riconoscimento alla carriera che Alberto Agosti, caporedattore del quotidiano, le ha consegnato in rappresentanza dell'editrice Donatella Ronconi e del direttore Gaetano Rizzuto. Il pubblico tifava Stefania, di cui ricordava La prima cosa bella di Virzì. Lei ha ricambiato le affettuosità: «Sono molto riconoscente a Marco Bellocchio. Lo ringrazio di cuore perché quando mi ha invitata a presentare il mio primo film da regista mi sono sentita onorata e ancor più onorata mi sento questa sera nel ricevere un riconoscimento per me importante».
Da ultimo il film che ha ottenuto "Il Gobbo d'oro": Le quattro volte di Michelangelo Frammartino. A ritirare il trofeo più prestigioso Gregorio Paonessa e Marta Donzelli di Vivo Film e Gabriella Manfé di Invisibile Film, le società che hanno prodotto e distribuito questa insolita ma significativa opera. Ha consegnato il premio Marco Bellocchio: «La scelta dei ragazzi è stata determinante», ha detto. Il film sarà distribuito all'estero. Niente male.
Mauro Molinaroli