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Mercoledì 7 Luglio 2010 - Libertà

S. Antonino, splendore a 18 carati

Nel presbiterio riportate in luce le antiche dorature, le cromie originali
degli affreschi di Robert De Longe, ed il colore malta delle pareti

Nuova luce nella basilica del patrono di Piacenza, Sant'Antonino. Nel giorno della ricorrenza, il 4 luglio, il presbiterio ha sfoggiato un rinnovato splendore, a 18 carati quello degli ori sugli stucchi barocchi, e poi il candore delle pareti ripulite del colore rosso damasco e del nerofumo secolare, mentre le lesene hanno mostrato le calde cromie del pittore fiammingo Robert De Longe (1645-1709), che tanto ha lavorato nelle chiese piacentine.
E' di pochi giorni fa il completamento dell'intervento iniziato un anno fa e costato 40mila euro quasi tutti disposti dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano attraverso l'Ufficio diocesano dei Beni culturali ed ecclesiastici. Un restauro conservativo e di
consolidamento degli stucchi e decorazioni, che ha portato alla riscoperta di una pagina stilistica velata dalla polvere del tempo e travisata da interventi precedenti perché, come dichiara l'architetto Enrico De Benedetti direttore dei lavori (opera prestata gratuitamente): «La basilica antoniniana è un documento artistico culturale nel suo complesso, nel quale ogni epoca ha lasciato una traccia artistica e/o liturgica». L'avvio della costruzione della chiesa per volere del vescovo Sigifredo risale al 1009 e, come un libro del tempo S. Antonino custodisce «la parte romanica, medievale, rinascimentale, la pagina barocca, quella ottocentesca in cui è ricostituito il gotico», rivela l'architetto che definisce ciò che oggi è la basilica «un'insalata russa di stili sovrapposti, un eterogeneo risultato di cui oggi abbiamo riscoperto la pagina barocca». Espressione caratterizzata dallo straordinario valore artistico del De Longe: «è lui che inventa i grandi teleri con un ciclo di stucchi e decorazioni molto importante e produce un'illuminazione decisamente innovativa», commenta De Benedetti. Nel presbiterio il pittore fiammingo ha dipinto la pala d'altare, i quattro teleri con gli episodi dei miracoli e del martirio del patrono, gli affreschi sulle quattro lesene che segnano il coro e che ora, dopo i restauri, svelano le cromie originarie. L'attribuzione al De Longe delle lesene è recente e la si deve alle ricerche dello studioso Giorgio Fiori.
I lavori sono stati commissionati dal parroco di Sant'Antonino, don Giuseppe Basini, e sono stati seguiti dall'Ufficio per i beni culturali ecclesiastici della diocesi di Piacenza Bobbio, retto da don Giuseppe Lusignani, con la supervisione dei funzionari delle Soprintendenze ai Beni artistici, storici e Architettonici di Parma e Piacenza, rispettivamente Davide Gasparotto e Camilla Burresi. L'intervento, come s'è detto durato un anno, è stato eseguito dalle restauratrici piacentine Arianna Rastelli e Roberta Ferrari.
Da segnalare che la parete di fondo era stata interessata precedentemente da un parziale intervento.

Maria Vittoria Gazzola

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