Sabato 10 Luglio 2010 - Libertà
«Federalismo, il governo sbaglia»
Le critiche del governatore del Trentino ieri all'auditorium della Fondazione: «Il disegno di legge è disorganico: assomiglia più a un decentramento»
I fautori del federalismo guardano all'esperienza trentina. Il Trentino Alto Adige con le sue province autonome, appare loro come un esempio da prendere a modello, un cammino federalista che è stato illustrato da Lorenzo Dellai presidente della provincia autonoma di Trento e governatore del Trentino, nel corso di un incontro svoltosi giovedì pomeriggio, organizzato dal movimento Unirsi al Centro di Alberto Squeri e moderato dal giornalista Giorgio Lambri.
Dellai è un «uomo politico a tutto tondo» così lo ha definito Squeri nelle parole introduttive dell'evento intitolato "Autonomie locali e federalismo. L'esperienza trentina un modello che funziona". Nella cornice dell'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, davanti ad una «platea composta da soggetti politici di provenienza eterogenea, a conferma dell'importanza e delle incertezze che accompagnano il tema», come ha precisato il giornalista Lambri, Dellai ha condiviso la sua testimonianza di amministratore provinciale e regionale.
Nell'incontro, preceduto dalle visite al sindaco di Piacenza Roberto Reggi e al presidente della Provincia Massimo Trespidi, Dellai ha rimarcato come l'esperienza trentina sia «peculiare ed intrinsecamente legata a radici storiche, sociali ed economiche. Il federalismo che abbiamo non ci è stato imposto dall'alto né rappresenta una mera delega di poteri, ma lo Stato ci ha riconosciuto delle autonomie preesistenti».
Non basta quindi una legge statale, la strada verso il federalismo - «cultura della valorizzazione dei corpi medi» - è per Dellai molto più complessa e partecipata, ed implica «una maggiore assunzione di responsabilità e di competenze da parte degli amministratori locali».
Quello che appare come un cammino irreversibile del governo, racchiude per Dellai alcuni limiti rilevanti che precludono una reale e piena realizzazione del federalismo italiano: «Il disegno di legge è disorganico e non è stato preceduto da alcuna revisione dei sistemi costituzionale ed istituzionale».
Continua Dellai: «Il federalismo esige uno stato centrale leggero ed una visione comune della nazione forte ma in Italia la situazione è capovolta. Altro nodo da sciogliere è come la transizione verso il federalismo riesca a legarsi alla contingenza finanziaria».
«Quello che sta cercando di attuare il governo mi sembra più un decentramento che un federalismo», ha ammesso Dellai preoccupato per un clima di forte delegittimazione dell'esperienza del regionalismo, «imprescindibile per la costruzione di un federalismo vero e proprio. Ora il paese ha bisogno di serietà e di fare sacrifici a tutti i livelli».
E se è vero che il Trentino dal 1972 non ha poteri di governo perché dati alle Province, «la regione rimane un organo di raccordo istituzionale. La democrazia ha dei costi, ma bisogna stare attenti a non confondere tali costi con gli sprechi della cattiva politica».
Lotta all'evasione fiscale, incentivi alle imprese finanziati dalle stesse autonomie e in linea con l'Unione europea, attenzione alla qualità ed ai costi di sanità e scuola, investimenti nel settore dell'università. E' questa la ricetta stilata da Dellai per il Trentino del futuro. Una ricetta che sembra essere piaciuta ai presenti, alcuni dei quali intervenuti con domande e riflessioni.
Tra i rappresentanti istituzionali erano presenti il deputato del Pd, Paola De Micheli, i consiglieri regionali Stefano Cavalli e Andrea Pollastri, gli assessori comunali Giovanna Palladini e Katia Tarasconi, il presidente del consiglio comunale Ernesto Carini, e da Parma anche Elvio Ubaldi ex sindaco e fondatore del partito centrista Rosa per l'Italia.
Ai margini dell'incontro Cavalli -Lega Nord- ha ammesso di guardare «con una certa invidia a quelle province che godono di autonomia ed ampi margini di manovra amministrativa».
Chiara Cecutta