Mercoledì 4 Agosto 2010 - Libertà
«L'Angil, un premio per tutti i missionari»
Don Dallospedale: non ne sono degno, ma lo accetto per la Chiesa di Roraima. Dal Brasile, il monsignore piacentino tornerà in Italia in settembre per ricevere la statuetta della Fondazione
«Se penso alla mia persona mi vergogno fino perché non mi sento all'altezza e non ho alcun merito davanti agli altri, ma sono contento se questo premio viene inteso come riconoscimento alla missione da parte di Piacenza-Bobbio». Sono le 7 del mattino nel seminario di Nostra Signora Aparesida, a Boa Vista, in Brasile, e don Giancarlo Dallospedale risponde al telefono mentre si prepara ad affrontare una nuova giornata tra i suoi Indios. Il 67enne missionario, originario di Pontenure, è stato scelto dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano per ricevere l'Angil dal Dom, il prestigioso riconoscimento che ogni settembre viene assegnato ai piacentini che hanno tenuto alto il nome di Piacenza nel mondo.
Don Dallospedale, "monsignore" da quando il suo vescovo lo ha nominato vicario generale della diocesi di Roraima (Brasile del Nord), è stato inviato in Brasile come missionario fidei donum (dono della fede dalla Chiesa più ricca a quella più povera) nel 1979. La diocesi di Sant'Antonino e Santa Giustina, pur nel deserto vocazionale (di sacerdoti e diaconi) di questi ultimi anni, pur con grande sforzo, riesce ancora oggi a mantenere ben dieci preti e due vescovi, in missioni diocesane in giro per il mondo, in gran parte in Brasile. Il collegamento con Piacenza-Bobbio è dunque sempre molto forte.
«La missione nasce proprio da questo legame con la chiesa di origine - sottolinea don Dallospedale -. Non avrebbe senso senza la chiesa di Piacenza-Bobbio: la missione non è una cosa personale». Don Giancarlo esercita il suo ministero sacerdotale nella diocesi di Roraima: un territorio vasto come l'Italia senza isole ma con una densità di popolazione di meno di un abitante e mezzo per chilometro quadrato. I sacerdoti cattolici sono 30, 26 i religiosi, 48 le religiose, 2 i diaconi. La capitale, dove risiede, don Dallospedale è Boavista.
«Se mi chiede come vanno le cose qui - dice al telefono - le devo rispondere che qui le cose sono sempre difficili. Facciamo quello che è possibile ma le difficoltà ci sono sempre. La gente vive in mezzo ai problemi quotidiani».
La speranza che si possa cambiare è l'unico motivo per cui tanti vanno avanti. «Miglioramenti si vedono da un punto di vista sociale ed economico però solo per una certa categoria di persone - osserva il missionario piacentino -. Tuttavia continua sempre quel dislivello grande tra la popolazione che è segno di grande ingiustizia. Il Brasile paese migliora sempre di più come potenza economica ma non migliora la vita tra tanta gente. C'è sempre un grande dislivello tra i ricchi e i poveri che è frutto di una grande ingiustizia. I piccoli miglioramenti ci sono, tuttavia non toccano la struttura sociale che rimane sempre così».
Per don Dallospedale il Brasile non può essere abbandonato. Non ora: «In questo momento è fondamentale la nostra presenza perché questa chiesa ancora non ha maturato quelle vocazioni missionarie e sacerdotali, religiose e laiche, per fare un cammino autosufficiente. La chiesa brasiliana ha incominciato a generare le sue vocazioni ma solo da una decina d'anni. Il numero è ancora molto esiguo ed è indispensabile un aiuto dall'esterno. Non è ancora in grado di camminare da sola».
Don Giancarlo Dallospedale arriverà a Piacenza all'inizio di settembre, in tempo per la cerimonia di consegna dell'Angil dal Dom, prevista appunto per domenica 12 settembre al termine della celebrazione delle ore 11 nella cattedrale di Piacenza.
Federico Frighi