Sabato 16 Ottobre 2004 - Libertà
Giordani e Canova, intesa profonda
Presentato in Fondazione il carteggio tra il letterato e lo scultore
Dopo la presentazione che si è tenuta ieri alle 17:00 presso l'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano è ora finalmente disponibile il volume del Carteggio intercorso tra il piacentino Pietro Giordani e i due fratelli Antonio Canova e Giovan Battista Sartori. Ad aprire la conversazione sono state le parole di Vittorio Anelli, direttore della Biblioteca Storica Piacentina di cui il Carteggio risulta la quindicesima pubblicazione, che ha ricordato ancora una volta la felice tradizione degli studi giordaniani nella nostra città che, se oggi non ha più esponenti propri, continua però allacciando relazioni importanti con studiosi di ambito non solo nazionale. Ha poi preso la parola il professor Roberto Tissoni dell'Università di Genova, che ha elencato illustrato i vari pregi della pubblicazione. Pregi che vengono ancora più all'occhio se la pietra di paragone è quella dell'Edizione Nazionale dell'epistolario canoviano che per adesso ha dato alla luce i soli testi afferenti al biennio 1816-7, ma che già sembra mostrare affanno: le lettere che appaiono in entrambi i volumi - quello uscito con il patrocinio dello Stato italiano e l'altro, quello piacentino che si è presentato ieri - mostrano un incredibile numero di scorrettezze che addirittura stravolgono il testo nel primo caso laddove nel secondo le lezioni sono corrette. Questo perché l'Edizione Nazionale è condotta su apografi di terza o quarta mano - cioè copie di copie - mentre l'edizione piacentina è quasi tutta condotta sugli autografi conservati a Firenze. Tissoni ha poi proseguito la sua analisi confermando il grande valore dei testi che da privati, com'è nella loro stessa natura, si fanno pubblici nel momento in cui a scrivere sono personaggi così grandi. Viene poi alla luce un altro aspetto grazie a questa pubblicazione: se sono noti da sempre l'affetto e la stima che il Giordani provava per Canova, una novità è vedersi restituita la prova provata che i sentimenti erano gli stessi anche in senso contrario, e cioè dallo scultore al letterato. E infatti Canova parla di un amore che durerà "fino alle ceneri" e sempre invia le incisioni raffiguranti le sue opere perché Giordani ne tragga un "sentimento" e glielo comunichi. Su questo ha dunque preso la parola il direttore della Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi Stefano Fugazza, tratteggiando il percorso che ha portato i tre album di incisioni che Giordani possedeva ad essere proprietà della Galleria. Fugazza ha così ricordato quale fosse l'amore nutrito dal letterato per quelle opere, che avrebbe voluto intorno a sé come unico arredamento di due stanzette ideali in cui sognava di vivere, e con quanta generosità le avesse donate alla Società di lettura di Piacenza che lui stesso aveva fondato. Le incisioni dovevano essere ragionevolmente più di novanta, e probabilmente fu lo stesso Giordani a collocarne alcune diversamente, se è vero che oggi ne rimangono 85. Dunque destino più favorevole a queste opere, che verranno presentate presso la Ricci Oddi domenica mattina alle 10:30 da Davide Gasparotto, piuttosto che al Carteggio: probabilmente doveva essere costituito da un numero circa doppio di testi rispetto ai 239 rimasti. Erano presenti all'incontro anche i veri fautori della pubblicazione: i due filologi Matteo Ceppi e Claudio Giambonini che hanno curato il volume, e dai quali si attende ora il commento già in avanzato stato di lavorazione, oltre alla dottoressa Irene Botta che l'ha prefato.