Sabato 24 Luglio 2010 - Libertà
Enzo e Mary, storie di emarginati
"La bocca del lupo" di Pietro Marcello premiato a Torino
Bobbio Film Festival: si apre questa sera alle 21.30 con La bocca del lupo, vincitore del Festival del cinema di Torino, un film che dà ai festival la loro ragion d' essere. E che fanno sentire gli spettatori testimoni privilegiati di un cinema che cerca nuove strade espressive. Bene ha fatto dunque Marco Bellocchio a metterlo in cartellone.
"La bocca del lupo - ha scritto Paolo Mereghetti sulle colonne del Corriere della Sera - è un film che sfugge alle facili definizioni (un documentario ma anche un melodramma, un film su commissione ma anche d'autore), capace però di conquistare lo spettatore per forza di stile e di idee e di condensare in meno di settanta minuti una storia d'amore e il ritratto di una condizione sociale, la metamorfosi di una città e il susseguirsi del tempo".
Aggiunge Pietro Marcello: «Grazie alla Fondazione San Marcellino di Genova sono stato invitato a raccontare non il lavoro che questa compagnia di gesuiti svolge dal 1945 nel sociale, ma il mondo di emarginati a cui rivolge le proprie cure. E dopo aver condiviso a lungo la vita delle zone più misere della città, alle spalle del porto, ho scelto di raccontare la storia d' amore tra Enzo e Mary, un ex carcerato e il transessuale che l'ha aspettato per quasi vent'anni, mentre lui scontava le pene a cui era stato condannato. Ho raccontato una storia vera perché son venuto a conoscenza di questa vicenda unica secondo me. Questa storia ci fa capire che l'amore è possibile anche nella diversità. Parliamo di due persone le cui vite sono state piene di sofferenza. Mary ha avuto un'infanzia ricca, una buona istruzione fino a quando ha scoperto la sua sessualità che non era accettata dalla famiglia. Compiuti i diciotto anni è scappata a Genova dove si erano formate le prime comunità di transessuali. Enzo ha un'infanzia completamente diversa, è arrivato a Genova che aveva due anni, è cresciuto nei carrugi, il padre era un contrabbandiere e da lì è iniziata la carcerazione, la vita di strada».
E l'autore racconta questa storia che è poi il collage di tante storie messe insieme con lo stile secco del documentario, usando come traccia le cassette registrate che i due si scambiavano invece delle lettere, mentre mostra i cambiamenti che hanno trasformato il volto di Genova, non più il mondo poetico e romantico dei vicoli cantati da De André ma nemmeno quello industriale e produttivo che costruiva giganteschi transatlantici. Ogni tanto il regista chiede a Enzo di "recitare" in piccole scene, ogni tanto il film sembra "dimenticare" i due protagonisti per inseguire altre facce e altri emarginati. Ma poi tutto si lega in un flusso di immagini e di emozioni che vanno dritte al cuore. E quando nell'ultima parte i due protagonisti si offrono all'obiettivo della cinepresa e raccontano in prima persona la loro storia - l'incontro in carcere, la scoperta del reciproco amore, la vita di lui dietro le sbarre e di lei ad aspettarlo - la forma del documentario viene annullata dall'emozione delle parole e la "confessione" diventa travolgente melodramma. E' stato scritto che questo film sarebbe piaciuto a Pasolini e a Fassbinder: Marcello non toglie maschere alla miseria della realtà ma la riscatta con la passione dei sentimenti.
Ma. Mol.