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Venerdì 16 Luglio 2010 - Libertà

Ritratti italiani di Comencini fotoreporter

Stasera a Palazzo Farnese visite guidate alla mostra "Appunti di un cineasta"

"Mi sembra che l'infanzia abbia una caratteristica fondamentale, di essere il "solo" periodo di "grande" libertà dell'individuo". Per questo, spiegava il regista Luigi Comencini, i più piccoli avevano catturato tante volte la sua attenzione. Uno sguardo spesso partecipe, che ha consegnato al grande schermo sequenze memorabili, da Proibito rubare al commovente Incompreso, fino agli sceneggiati tv tratti dalle Avventure di Pinocchio e da Cuore.
Nell'Italia del dopoguerra, dalle ferite tutt'altro che rimarginate, Comencini aveva già seguito le orme dei giovanissimi abitanti della periferia di Milano nel suo primo cortometraggio, Bambini in città, con il cui video si apre alla Cittadella di Palazzo Farnese la mostra Appunti di un cineasta, curata dalla Fondazione Cineteca Italiana di Milano e accompagnata da un volume con testi di Matteo Pavesi, conservatore della Fondazione Cineteca, Frédéric Maire, direttore artistico del Festival di Locarno, la scrittrice e regista Cristina Comencini (figlia di Luigi) e un'intervista alla regista Alina Marazzi sul valore delle immagini del passato e il loro possibile ruolo nelle opere di cinematografia contemporanea. Questi scatti di Comencini, "inediti e venuti alla luce - spiega Pavesi - grazie alla donazione di un privato", prima di approdare a Palazzo Farnese sono stati presentati al Festival di Locarno, nella sala di Paderno Dugnano gestita dalla Fondazione Cineteca Italiana e al Castello Sforzesco di Milano, presso la sala studio del Civico archivio fotografico.
L'interesse racchiuso in queste fotografie abbraccia molteplici piani. Innanzitutto consente di capire qualcosa di più del primo periodo di attività di Comencini, che messa da parte la laurea in architettura, irrimediabilmente attratto da macchine fotografiche e cineprese, cercava una sua via, proponendosi come giornalista e fotoreporter. Queste immagini appartenevano infatti "a un book, con cui Comencini si recava nelle agenzie fotografiche per trovare lavoro", aggiunge Pavesi. Il formato originale dei due album "è poco più di un A4". I soggetti seguono principalmente due filoni: Milano città e la campagna lombarda, con una breve escursione fino a Venezia, a catturare, tra l'altro, il profilo di spalle di un carabiniere evocativo del maresciallo Carotenuto di Pane, amore e fantasia. E' appunto questa l'ulteriore suggestione contenuta nelle fotografie: "Vi si riscontrano i temi dei primi film di Comencini: l'attenzione ai bambini, ai mestieri più umili e più strani. Queste foto assomigliano a microset, da cui potrebbero partire storie di film. Sono immagini scattate da un occhio cinematografico. Hanno la capacità di raccontare" evidenzia Pavesi, attratto anche dal contesto nel quale è allestita la mostra, ossia l'esposizione delle macchine del cinema della raccolta di Luciano Narducci.
Lo stesso Comencini, nel 1947 cofondatore insieme ad Alberto Lattuada della Fondazione Cineteca Italiana per preservare le pellicole per le future generazioni (oggi i titoli conservati sono 20mila), era un collezionista. "Abbiamo un museo, attualmente in fase di trasformazione, che espone alcuni di questi reperti. La peculiarità della raccolta di Narducci, che la rende abbastanza unica, è però che tutte le sue macchine sono funzionanti".
Chi volesse inoltrarsi in questo viaggio agli albori della settima arte, tra lanterne magiche e proiettori Pathé, può farlo questa sera, dalle 21 alle 23.30, con visita guidata gratuita alle 21 condotta da Narducci ed Enzo Latronico, curatore della mostra Le macchine del sogno. In memoria di Amedeo Narducci. Le due esposizioni, a ingresso libero, resteranno allestite fino al 1° settembre, visitabili in concomitanza con gli appuntamenti di Farnesestate il giovedì dalle 20.30 alle 21.30 e durante i Venerdì piacentini dalle 21 alle 23.30.

Anna Anselmi

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