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Martedì 15 Giugno 2010 - Libertà

Kiefer, in dialogo con la storia

L'opera dell'artista tedesco analizzata da Elena Sichel

piacenza - Un artista controcorrente, in perenne dialogo critico con la storia e i totalitarismi del Novecento: è Anselm Kiefer, la cui opera è stata esaminata da Elena Sichel all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano nell'incontro che ha concluso il ciclo dedicato a "Quattro artisti tra due millenni".
Un percorso «nell'arte contemporanea che - ha osservato la relatrice - non è mai consolatoria». Discorso che vale in particolare per Kiefer, «autore difficile e impegnativo, i cui lavori sono ricchi di significati di non immediata decifrazione». Nato nel 1945, nella Germania meridionale, fin dal suo affacciarsi sulla scena artistica Kiefer ha destato accese discussioni.
Negli anni Sessanta della contestazione giovanile il suo sguardo si è rivolto alla rimozione del passato nazista: «Il tema di Kiefer dall'inizio è stato rivisitare la storia», ciò che vi è stato di bene, ma anche il lato più terribile, i massacri: «L'artista deve riuscire ad andare fino in fondo all'oscurità del male per poter metabolizzare la realtà e trovarvi un filo di speranza».
Sichel ha richiamato la trasformazione del processo alchemico, citato direttamente da Kiefer nei titoli di alcune sue opere, come Athanor, «il crogiolo alchemico, che diventa il crogiolo della storia, in cui le aspirazioni dell'uomo si sono fuse insieme», o nell'uso ripetuto di un materiale come lo stagno, «il più vile dal punto di vista alchemico, l'opposto dell'oro». Riferimenti che ricorrono nel concetto di una pittura capace, trasformando i materiali, di ricreare la vita, analogamente al processo «delle materie che bruciano nel crogiolo per ricrearsi».
Sui supporti prendono nuova vita la sabbia, le terre, i colori acrilici e a olio, steli d'erba, rametti, fili, «quasi a dare la sensazione materica delle cose. E' un modo di dipingere che arriva alla concretezza del reale in modo assolutamente essenziale. L'artista si pone tra le stelle e il creato. Come per Van Gogh, la poetica di Kiefer è l'essere artista, ossia dipingere per esistere». Sichel ha rievocato l'influsso del pensiero di Heidegger su Kiefer, oggetto di specifiche pubblicazioni, e l'amicizia con Joseph Beuys a Düsserdolf, dove il giovane Kiefer si era recato per completare la formazione avviata a Friburgo e Karlsruhe. La rivisitazione delle atrocità del Terzo Reich è passata anche attraverso l'operazione di farsi fotografare in località emblematiche della storia tedesca, anche in quelle più tristemente note, vestito con la divisa e con il braccio alzato nel tipico gesto di saluto al Führer, mentre serene immagini di un desco familiare o di monumenti dell'antichità evidenziavano la terribile compresenza di efferata crudeltà e amore per i valori estetici che possono albergare contemporaneamente nel cuore dell'uomo.

Anna Anselmi

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