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Mercoledì 16 Giugno 2010 - Libertà

A tavola con il buon cibo genuino

Obiettivo dell'Accademia della cucina piacentina. Inaugurata la nuova sede al numero 96 dello stradone Farnese. In futuro anche eventi culturali. A settembre la "Suppera d'argint"

Nel IV° secolo a. C., il periodo di massimo splendore della Magna Grecia, il poeta Archestrato di Gela scriveva Hedypatheia, ovvero "Poema del buongustaio", nel quale raccontava i suoi viaggi alla ricerca dei cibi e dei vini migliori citando i luoghi di provenienza e le stagioni idonee al loro consumo. L'opera è stata rievocata a mo' di auspicio da Mauro Sangermani, presidente dell'Accademia della Cucina piacentina, inaugurando ieri pomeriggio la nuova sede, sullo stradone Farnese, nel palazzo della Fondazione Pinazzi-Caracciolo, in condominio con l'associazione La Ricerca.
Un auspicio per raccomandare «il consumo dei prodotti tipici territoriali nel rispetto delle stagionalità, tutto ciò che racchiude il concetto del chilometro zero. Il testo di Archestrato è dunque attualissimo».
La cerimonia si è svolta nell'ampio giardino dello storico edificio con la partecipazione dei molti soci, il sodalizio ne conta oltre cento, autorità cittadine tra le quali il questore Michele Rosato, il colonnello dei carabinieri Edoardo Cappellano, l'assessore comunale Giovanni Castagnetti, vitivinicoltori e delegati di vari clubs enogastronomici. All'evento, che segna un nuovo capitolo nella storia del sodalizio intitolato alla buona tavola, sono intervenuti anche il presidente onorario Giacomo Marazzi (presidente Fondazione Piacenza e Vigevano), don Giorgio Bosini della Ricerca e giovani volontari dell'Accademia: allievi dell'istituto Alberghiero di cui Sangermani è dirigente ancora per pochi mesi. «Dobbiamo educare i giovani a riscoprire le radici del buon cibo - ha affermato il presidente - in questo momento c'è un forte desiderio di tornare alle origini anche nei comportamenti alimentari». Basta insomma con la nouvelle cuisine «è stata una meteora» mentre il fast food non dice nulla di nuovo alla cucina italiana secondo il presidente: «la pizza, il panino col salame, con il miele e altro, sono tutti esempi del nostro fast food secolare, perché cercare cibi conservati a scapito di quelli freschi e genuini? ». Una tradizione italiana, e naturalmente piacentina, che l'Accademia porta avanti da 48 anni grazie «al colonnello Magrini, Emilietto Rossi, Giuliano Chiappa, dottor Cortesi e Pietro Fumi», Sangermani ha ricordato i "padri" dell'associazione e annunciato che il futuro si arricchirà di eventi culturali, ed a settembre riprenderà alla grande il concorso "Suppera d'argint".
Ha colto il messaggio monsignor Lino Ferrari. Il vicario generale della diocesi ha benedetto i nuovi locali portando il messaggio della parabola della moltiplicazione dei pani, ed ha lanciato una proposta: «Venite alle nostre feste parrocchiali per insegnare sani comportamenti alimentari».
A gustare il bouffet preparato dai soci Massimo Barabaschi e Germano Felloni, c'erano anche il super esperto di vini Franco Ilari: «i giapponesi vengono a studiare la cucina e lo stile alimentare italiano nel tentativo di acquisire la nostra fantasia», e l'artista Armodio socio storico: «tutto il mondo invidia la nostra cucina, significherà pur qualcosa, non dobbiamo farci colonizzare da altri». Sulle tavola leccornìe come: choux (bigné) ripieni di crema di funghi, sacrestani (bastoncini) di pasta sfogliata e formaggio, terrina d'anitra e salumi piacentini, il tutto bagnato dai vini bianchi dei colli piacentini.

Maria Vittoria Gazzola

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