Giovedì 17 Giugno 2010 - Libertà
Qui l'attenzione per il sociale è frutto di tradizione e storia
Francesconi: «L'impegno di Borgonovo per la cura delle fasce più deboli è frutto di nomi importanti e del lavoro di tanta gente comune»
La storia di Borgonovo racconta un'attenzione antica al sociale, che parte dai Francescani passa alla fine dell'ottocento da Frate Paolo Ligutti, impegnato nell'educazione e nell'avviamento alla professione di ragazzi orfani e abbandonati, a cui subentrò, negli anni 30, l'Opera di Don Luigi Orione. Agli inizi del '900 era poi iniziata un'altra storia, quella del dottor Enrico Andreoli, medico condotto del paese che alla morte diede il nome all'istituzione pubblica di assistenza e beneficenza, l'Istituto Enrico Andreoli, che gestisce da oltre un secolo una residenza per anziani, servizi per disabili e, dal 2005, il primo hospice della provincia di Piacenza.
Abbiamo approfondito questi temi con il sindaco Domenico Francesconi, che da dieci anni governa il comune valtidonese.
«Qui per molti anni, dopo la guerra, ha abitato gente povera, costretta a emigrare per lavorare, che ha conosciuto sofferenze e disagi. Credo che l'esperienza diretta abbia reso le persone sensibili ai problemi degli altri e capaci di andare loro incontro. Non è un caso, allora, se oggi parliamo di Borgonovo come centro significativo dell'assistenza e dell'attenzione alle problematiche sociali».
A Francesconi piace citare alcuni esempi recenti. «Da un paio d'anni è stata aperta dalla Fondazione Orione 80, legata alla compagnia Don Orione, una comunità residenziale per adolescenti allontanati dalle famiglie con decreto di tutela o di affidamento da parte del Tribunale e segnalati a questa casa dai servizi sociali. E' una struttura che può ospitare fino a 10 ragazzi, aperta alla fine del 2008, che sta compiendo un percorso impegnativo di messa in rete con il sistema dei servizi del distretto di Ponente. La comunità, la terza della Fondazione (altre due sono in provincia di Modena) accoglie ragazzi che hanno subito violenze e abusi o che hanno applicato comportamenti di prevaricazione verso la famiglia. Un tema difficile e delicatissimo di cui non tutti siamo consapevoli.
Sempre ai minori italiani e stranieri con disagio sociale o con disabilità sono dedicate iniziative di assistenza a scuola e in orario post scolastico, con un impegno economico del comune di circa 150.000 euro».
A Borgonovo esiste poi un grandissimo numero di associazioni culturali e sportive, che fanno integrazione sul campo, sperimentando nel quotidiano risposte positive ai problemi di convivenza di un mondo che anche a Borgonovo si sta allargando e sempre più diversificando. Il volontariato ha una sua tradizione. «In testa ci stanno gli Alpini che hanno realizzato cose straordinarie, come il restauro della chiesa di Bilegno e ora il recupero dell'ex canonica per ricavarci appartamenti per i familiari di persone ricoverate, ad esempio in hospice».
Dal 2009 è aperta inoltre la Bottega dell'arte, un laboratorio frequentato da ragazzi e giovani adulti con diversi tipi di disabilità che sono introdotti ai linguaggi terapeutici e riabilitativi delle arti plastiche e pittoriche, e che trovano nella Bottega, proprio al centro del paese, un'occasione unica di incontro e di valorizzazione, di apprendimento e di socialità.
«Vorrei ricordare, inoltre, che una giovane regista originaria di Borgonovo, che da diversi anni vive a Torino, ha deciso di girare qui un documentario sulle piccole storie "di ordinaria integrazione" tra cittadini provenienti da paesi diversi ed entrati a far parte della vita produttiva, economica e sociale del nostro comune, un modello positivo da imitare».
E veniamo all'hospice. Come si può definire la presenza di questa struttura nel contesto del paese?
«Anche in questo caso Borgonovo è stata innovativa, aprendo il primo, e finora unico, hospice di tutta la provincia. Una sfida e una grande opportunità per le persone malate non solo del nostro comune o del nostro distretto. Doppia sfida, perché da una parte si è trattato di cominciare una cosa nuova, sconosciuta ai più e ancora oggi difficile da capire, ma credo ben avviata e di cui siamo orgogliosi, dall'altra perché pone il problema della sostenibilità di un servizio che, benchè nato a Borgonovo si rivolge a una popolazione vasta e deve essere sostenuto da più soggetti. In questi anni abbiamo avuto prova dell'attenzione di enti, istituzioni e privati cittadini, ma questo deve continuare».
In questi giorni è stata data notizia che l'Asp Azalea, l'azienda pubblica nata dalla fusione dell'Istituto Andreoli con la casa protetta Albesani, sarà sciolta e nasceranno due distinte Aziende, una a Borgonovo e una a Castel San Giovanni. Anche questa è una sfida?
«Certamente - risponde il sindaco -. Se è fallito il progetto di una realtà unica per problemi di tipo economico, organizzativo, gestionale e forse anche geografico, non può fallire il nuovo progetto di un'Asp Andreoli in cui il comune di Borgonovo, non solo come istituzione, ma come comunità sociale, politica e culturale, riprende un ruolo centrale e diviene in tutto e per tutto responsabile del proprio futuro. Credo che le risorse per riuscirci ci siano: sono la qualità delle persone, il patrimonio di storia e cultura dell'assistenza che hanno reso grande l'Andreoli come luogo di cura per anziani e disabili e sede del primo hospice della nostra provincia. La futura azienda Andreoli si poggia su solide basi di competenza, professionalità e umanità. Ce la possiamo fare».
L. B.