Giovedì 14 Ottobre 2004 - Libertà
Rivergaro, restaurato il dipinto di Sant'Alessandro
L'olio custodito nella chiesa di Suzzano ha riservato una sorpresa: scoperto il vero autore
Rivergaro - L'ottocentesco dipinto di Sant'Alessandro, custodito nella chiesa di Suzzano, ne comune di Rivergaro, è tornato agli antichi splendori grazie ad un intervento di restauro realizzato con i contributi della Fondazione di Piacenza e Vigevano. L'opera di "restyling", compiuta dalle piacentine Daniela Giusti e Alessandra Piccoli, ha riservato ai parrocchiani una piccola sorpresa: l'antica tela che tutti avevano creduto fin qui opera del Draghi in realtà, come hanno svelato i restauri, fu dipinta dal marchese Vincent De Piombino, un "signor Carneade" nella storia dell'arte piacentina e nazionale, su cui don Mauro Tramelli, il parrocco, si è interrogato a lungo per ritrovarne almeno un briciolo di descrizione biografica in questo o quel manuale. Senza fortuna, tuttavia. "E solo ultimamente - ha raccontato don Tramelli, parroco di Niviano con diverse chiese in cura - grazie a un articolo comparso su Libertà, abbiamo potuto ricostruire le mosse che verosimilmente portarono a Suzzano, nel Piacentino, questa tela". All'origine della "trasferta" del quadro ci potrebbe essere, secondo questa ipotesi, un legame di parentela che univa al tempo i due nobili casati, quello appunto toscano da cui proveniva anche l'autore del dipinto dedicato al santo a cui è intitolata la chiesa di Suzzano, e quello dei d'Aragona, avente rappresentanti in terre locali. Il dipinto, come anticipato, è un olio che raffigura Sant'Alessandro a cavallo, nato nell'anno 270 nella regione egiziana di Legione Tebea, che da vessillifero dell'esercito romano divenne testimone della fede cristiana. Tutti i lavori compiuti nelle ultime settimane sono stati svolti sotto la direzione della Sovrintendenza per il patrimonio storico artistico. L'epoca a cui risale la realizzazione dell'opera è quella dei primissimi anni del XIX secolo (1808). Gli esami delle due esperte, preliminari all'intervento vero e proprio di restauro, avevano accertato che le condizioni di degrado maggiori dell'opera erano la conseguenza, almeno in parte, di un precedente intervento di manutenzione, che aveva contribuito al formarsi di uno squarcio nella tela originale. Sempre il restauro precedente era stato l'occasione per ciò che le due esperte, nella loro relazione, hanno definito "interventi pittorici grossolani". Le prime fasi del restauro hanno consentito di levare dalla tela uno spesso strato di gommalacca e di sporco, sotto al quale i colori originali hanno mostrato di essere in un ottimo stato di conservazione. L'integrazione pittorica per riportare il dipinto ai fasti dei suoi esordi è stata realizzata con stesure successive di colori ad acquerello.
sim.seg.