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Giovedì 17 Giugno 2010 - Libertà

Le macchine del sogno al Farnese

Da Lumière al cinematografo: pezzi unici della collezione Narducci. La mostra curata da Latronico prosegue fino al 4 luglio con visite guidate, proiezioni e dimostrazioni

piacenza - C'è il taumatropio con l'uccellino in gabbia, del tipo di quello che teneva tra le mani Johnny Depp nel Mistero di sleepy hollow, nel momento epifanico del film, quando capisce le vere intenzioni dell'innamorata Christina Ricci, già proprietaria dell'affascinante gingillo. C'è la cinepresa svizzera Bolex Paillard 16 mm dello stesso modello utilizzato da Pier Paolo Pasolini per girare Il Vangelo secondo Matteo. C'è un cavalletto degli anni Trenta uguale a quello che portava sulle spalle il regista Carl Denham, in fuga dalle terrificanti creature dell'Isola del teschio nel King King di Peter Jackson (ma il peso consistente dell'oggetto reale cui bisognerebbe aggiungere quello della cinepresa in ghisa mette a nudo la finzione cinematografica di quell'agile corsa). È il "dietro le quinte" della storia del cinema che si rivela nella straordinaria mostra Le macchine del sogno. Dai Lumière al cinematografo, curata da Enzo Latronico, dell'associazione Cineroads, visitabile a Palazzo Farnese fino al 4 luglio, con ingresso gratuito.
Molti i pezzi unici o comunque molto rari, tutti provenienti dalla collezione di Luciano Narducci, la cui tenace passione consente di ripercorrere le tappe fondamentali della settima arte, attraverso l'evoluzione della tecnica. L'esposizione è dedicata alla memoria del fratello, Amedeo Narducci: «Fu lui - spiega Luciano, classe 1945 - a trasmettermi l'amore per il cinema. Raggiungevamo in motorino le cascine; sistemavamo il proiettore e un lenzuolo. La gente si sedeva sulle cassette per vedere le comiche di Stanlio e Ollio, Ridolini, Buster Keaton. Io avevo dieci anni e lo accompagnavo. Rimediavamo un po' di verdura. Quando andava bene, ci davano addirittura un salame. Lo facevamo solo per passione». Così, per il quindicesimo compleanno, Luciano non ha avuto dubbi sul regalo da chiedere al fratello più grande: una cinepresa, che sarebbe diventata la prima di un fornitissimo battaglione. Adesso il problema è trovare una collocazione definitiva per evitare che questo patrimonio vada disperso e consentirne la fruizione pubblica. L'assessore alla cultura Paolo Dosi ha confermato il suo interessamento. Gian Paolo Bulla, direttore dell'Archivio di Stato, in collaborazione con il quale è stata predisposta la mostra, sta dando da tempo ospitalità ad alcuni pezzi, concessi in deposito. La selezione esposta adesso ai Musei Civici, con il coordinamento dell'associazione Ragazzialmuseo, l'allestimento di Wonderland studio e il contributo di Enia, Groupama assicurazioni e Fondazione di Piacenza e Vigevano, è organizzata cronologicamente, a partire dai primi esperimenti sul movimento dell'immagine, con prassinoscopi, stenoscopi, fenachistoscopi, lanterne magiche, anche per uso didattico e domestico, come visto in Fanny e Alexander di Ingmar Bergman. Sembra di tornare nella Parigi di fine Ottocento, ricostruita nei suoi gialli da Claude Izner, pseudonimo delle sorelle Lefèvre, una delle quali è stata anche montatrice cinematografica. Nel rievocare la vita sociale che fa da sfondo alle inchieste del libraio Victor Legris, compaiono anche i primordi del grande schermo. Nell'ultima avventura proposta in italiano dall'editrice Nord, Il rilegatore di Batignolles, ecco una coppia di fidanzati assistere alle "pantomime luminose" presso il Cabinet fantastique nel teatro ottico di Émile Reynaud al museo Grévin, dove erano appunto in funzione zootropi migliorati, dotati di nastro di celluloide, con scene colorate e disegnate a mano, simili a quelle in mostra al Farnese. La nota dell'autore informa che tra l'ottobre 1892 e il marzo 1900 le pantomime attirarono ben 500mila spettatori. Gioiello della mostra, un proiettore Pathé con meccanica Lumière del 1905, tra i primi usati per le proiezioni in pubblico, ma ci sono anche eleganti proiettori giocattolo per i bambini più abbienti come il Pathé Kid di inizio ‘900, realizzato in pochissimi esemplari, decorato da una placca in argento. Completano l'esposizione i manifesti e le locandine della collezione di Bruno Nani, mentre il cavalletto anni Trenta è stato donato da Maurizio Anselmi.
Tutti gli oggetti sono funzionanti e forniti di vetrine e pellicole originali. Negli ultimi due fine settimana di giugno, da venerdì 18 a domenica 20 e da venerdì 25 a domenica 27, il pomeriggio, si potrà partecipare alle visite guidate gratuite con dimostrazioni di proiezioni, solo su prenotazione, telefonando al 338.4840581.

Anna Anselmi

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