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Venerdì 18 Giugno 2010 - Libertà

Don Zuffada e Giordani: uomini di fede e coerenza

Il sacerdote e il politico e intellettuale hanno entrambi messo al centro delle loro esistenze la passione per l'uomo

piacenza - C'è un unico filo rosso che lega don Virgilio Zuffada, ex missionario ora cappellano dell'ospedale militare, a Igino Giordani: entrambi sono stati uomini di fede e coerenza, entrambi si sono fatti testimoni di una libertà intelletuale difficile da riscontrare. Ma soprattutto entrambi hanno messo al centro delle loro esistenze la passione per l'uomo, per quell'umanità in cui essi hanno visto l'espressione completa della verità e della bellezza.
Non è dunque un caso che in una sola serata, svoltasi all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, don Zuffada e Giordani siano stati protagonisti: il primo con una raccolta di deliziosi componimenti poetici intitolata Canti a paesi e città e continenti che esce a distanza di qualche mese dall'ultima antologia lirica, presentata sempre in Fondazione; il secondo è invece il protagonista indiscusso di un'approfondita tesi redatta da Patrizia Gennari per laurearsi in Scienze della Formazione all'università Cattolica di Piacenza.
L'incontro, coordinato da Barbara Sartori, ha visto anche la presenza dell'Antonino d'oro 2008 Dina Bergamini e del vicario del vescovo monsignor Lino Ferrari, che così ha commentato l'evento: «Sono un ammiratore di quel grande personaggio che è stato Igino Giordani e lo sto scoprendo piano piano - ha spiegato monsignor Ferrari -, ben vengano dunque iniziative come quella di stasera che fanno luce su un aspetto poco studiato della produzione di Giordani e che presentano anche l'espressione poetica di don Zuffada, che da tempo conosco e apprezzo».
La serata si è concetrata sull'esperienza giornalistica di Giordani: politico di grande esperienza e intellettuale riconosciuto da tutti, Giordani aveva all'attivo più di quattromila articoli e svariate decine di pubblicazioni. E' partita da lì dunque, dall'analisi approfondita di una produzione tanto vasta, la Gennari, che con la sua tesi ha suddiviso l'opera di scrittura di Giordani in due momenti: «Inizialmente lo stile di Giordani appare ironico, tagliente, dominato da un linguaggio figurato e da frasi pittoresche - ha spiegato la tesista -, dopo l'incontro con Chiara Lubich si assiste invece a un cambiamento, ad un nuovo slancio: il "secondo Giordani" si basa sugli ideali di unità e pace dell'uomo». A emergere è dunque un professionista che reputa il giornalismo una vera e propria missione, un servizio sociale utile per mediare tra la verità e il pubbblico.
Sono valori, questi, che si ritrovano anche nell'opera poetica di don Zuffada: i suoi "canti" appaiono delicati e asciutti, portatori di un'intima bellezza del luogo. Anche don Zuffada si fa mediatore, ma non in chiave giornalistica, ma semmai poetica: è infatti il tramite fra il luogo, il paese, la città, il continente dotato di voce e anima propri e l'uomo che lì vive e trascorre la sua esistenza. La semplicità dell'osservare, del fermarsi e dello scrivere ciò che il "genius loci" detta intesse questa raccolta poetica, in cui il segno letterario si unisce a quello pittorico, grazie alle belle opere di Bruno Grassi che arricchiscono la raccolta.

Betty Paraboschi

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