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Mercoledì 26 Maggio 2010 - Il Messaggero

Monte Parma, Bankitalia vuole un partner
Salvatori designato alla presidenza

L'elezione del banchiere, scelto ieri dalla fondazione, avverrà all'assemblea del 4 giugno. La Vigilanza chiede una governance forte. Le chance di Bpm

ROMA - Il consolidamento bancario è fermo da tre anni, ma la necessità di rafforzamento della Banca del Monte di Parma, suggerito da Bankitalia, accende l'interesse di alcune grandi banche tra cui la Popolare di Milano. Ieri il consiglio della fondazione Monte di Parma, primo azionista col 68,74%, secondo quanto risulta a Il Messaggero, ha designato Carlo Salvatori, appena uscito dalla guida di Unipol, alla presidenza. L'indicazione avrebbe provocato frizioni in città dove il sindaco Pietro Vignali avrebbe voluto Massimo Varazzani. L'elezione di Salvatori con un passato blasonato in Ambroveneto, Cariplo, Intesa, Unicredit e dal 1° giugno al vertice di Lazard Italia, avverrà in occasione dell'assemblea convocata per il 4 giugno che dovrà nominare il nuovo consiglio che prenderà il posto del precedente costretto a dimettersi in blocco a seguito del rapporto ispettivo di Bankitalia. Il rapporto, consegnato ai primi di maggio in relazione alla ricognizione conclusa a febbraio, avrebbe posto in termini ultimativi l'esigenza di procedere a un rafforzamento patrimoniale attraverso l'intervento di un partner forte. Monte di Parma, 68 filiali, 4,8 miliardi di raccolta e 2,4 di impieghi, ha chiuso i conti 2009 con una perdita di 15 milioni a causa di svalutazioni di crediti "consigliati" dalla Vigilanza. Ai primi di aprile è tornato alla guida Giampaolo Martini, uscito un anno fa dalla Cassa della Spezia dove era arrivato nel '99 proveniente proprio dalla banca di Parma dopo quasi dieci anni alla direzione. L'avvento di Martini al timone e l'arrivo di un banchiere del calibro di Salvatori alla presidenza rientrano nell'ambito di quella riorganizzazione chiesta da Palazzo Koch che dovrà concretizzarsi anche con un'iniezione di capitale fresco da 60-80 milioni da parte di un nuovo partner. Operazione da completarsi possibilmente entro l'anno. Nel capitale del Monte di Parma ci sono accanto all'omonima fondazione, anche la Fondazione di Piacenza e Vigevano (18%), Banca Sella Holding (4,597%), Hdi Assicurazioni (2,279%), Cba Vita (3%), Compagnia Generale Immobiliare (3%) e altri soci, che nel complesso detengono lo 0,384%. Questo assetto si è costituito a ottobre 2008 quando è uscito Mps che ha ceduto per 191 milioni il suo 49,27%. La fondazione Monte di Parma deteneva il 50,73% e per rilevare la quota dei senesi mise in piedi la cordata. Ma Sella holding ha fatto sapere di volersi disimpegnare e quindi il nuovo socio dovrà essere scelto all'esterno. La fondazione parmense non vuol cedere la maggioranza quindi sarebbe disposta a diluirsi fino al 51% e questa posizione deve conciliarsi con il suggerimento di Bankitalia di aprire le porte a un partner forte. Quindi l'arrivo di Salvatori grazie anche alle sue conoscenze nel mondo bancario, servirà per pilotare una partnership che tenga conto di tanti fattori. La Popolare di Milano potrebbe essere interessata all'interno di una governance che al di là delle quote di partecipazione, definisca un patto di gestione che le riconosca un ruolo. La Milano potrebbe essere favorita per la presenza di Beniamino Anselmi, parmense di nascita con un passato in Intesa, Cariparma, Capitalia, Banco di Sicilia, Bipop-Carire e buon conoscitore di Salvatori che è parmense di adozione. Anselmi, un altro banchiere doc, dovrebbe essere confermato dalla Fondazione Piacenza nel cda del Monte di Parma e fa parte dell'esecutivo di Bpm. Ma la banca parmense potrebbe interessare a qualche istituto estero che vuol rafforzarsi in Italia come Deutsche bank. E anche alla stessa Intesa Sanpaolo che esclude un interesse forse per non compromettere la trattativa in corso con Cariparma (Agricole) per la vendita di 180 filiali.

r. dim.

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